Petrolio: quanto potrebbero scendere ancora i prezzi? Goldman Sachs e lo scenario più estremo per il Brent

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Anche per il petrolio il rimbalzo dura poco, in un contesto che resta sempre dominato dalle tensioni legate alla guerra commerciale e ai potenziali rischi di una recessione. Il recupero visto in mattinata lascia ora posto all’incerteza , con le quotazioni del Wti che ieri era finito sotto la soglia psicologica dei 60 dollari al barile e oggi mostra un lievissimo rialzo a 60,8 dollari al barile, mentre il Brent viaggia poco sopra 64 dollari.
Effettivamente, gli esperti avvertono che “persistono i rischi al ribasso” e il rischio di un’ulteriore escalation delle tensioni commerciali tra Stati Uniti e Cina comporta maggiori rischi per il complesso delle materie prime.
In questo scenario che resta fortemente incerto si guarda a Goldman Sachs che, dopo aver tagliato le previsioni sul petrolio due volte in una settimana, ha dichiarato che il Brent potrebbe potenzialmente scendere sotto i 40 dollari al barile a causa dell’acuirsi della guerra commerciale e dell’aumento delle forniture.
Petrolio in recupero, ma rischi orientati al ribasso: il punto di ING
Prezzi del petrolio in ripresa (seppur di poco), pur in un contesto che resta incerto. “I rischi sono ancora orientati al ribasso, poiché il presidente Trump minaccia un ulteriore dazio del 50% sui prodotti cinesi se la Cina non rimuoverà il dazio di ritorsione entro martedì. È improbabile che la Cina cambi questa politica. Pertanto, è probabile che assisteremo a un’ulteriore escalation, che non farà che esacerbare le preoccupazioni sulla crescita e le preoccupazioni sulla domanda di petrolio”, segnalano da ING.
“Il movimento al ribasso più forte del greggio dal 2 aprile in poi suggerisce che il mercato sta scontando probabilità sempre maggiori di una recessione. L’entità delle vendite preoccuperà l’Opec+, che la scorsa settimana ha sorpreso il mercato con un aumento dell’offerta per maggio maggiore del previsto. Se la pressione al ribasso dovesse continuare, la mossa dell’Opec+ potrebbe avere durata molto breve. Potremmo assistere a una pausa o addirittura a un’inversione”, segnalano gli esperti della banca olandese, secondo i quali il rallentamento dell’attività di trivellazione negli Stati Uniti potrebbe offrire un leggero supporto al mercato.
Goldman Sachs e lo scenario più estremo
Petrolio monitorato da vicino da Goldman Sachs che continua a rivedere le sue stime. In un recente report che porta la data del 6 aprile, quindi post liberation day, gli analisti della banca d’affari Usa hanno rimesso mano alle previsioni sul prezzo del petrolio, incorporando i recenti tagli delle stime sul Pil (inclusa la previsione di un’economia statunitense stagnante).
“Riduciamo le nostre previsioni per dicembre 2025 su Brent e Wti di 4 dollari, portandolo rispettivamente a 62 dollari e 58 dollari – spiegano nel report -. Le previsioni medie annuali per il 2026 sono ora di 58 dollari per il Brent e 55 dollari per Wti, ossia 4-5 dollari al di sotto dei contratti future alla chiusura di venerdì”.
Da Goldman Sachs arriva anche una revisione al ribasso anche delle previsioni di crescita della domanda di petrolio a 0,3/0,4 milioni di barili al giorno nel 2025/2026 (rispetto a circa 0,6 milioni di barili al giorno indicati in precedenza) “dato che l’impatto di un Pil più debole supera il supporto di un dollaro più debole e dei prezzi del petrolio più bassi”. Gli esperti avvertono che “i rischi per queste previsioni sul prezzo del petrolio rimangono orientati al ribasso, poiché il rischio di recessione è ulteriormente aumentato e della possibilità che l’offerta dell’Opec+ possa aumentare più di quanto ci attendiamo”.
A solo 24 ore di distanza, nel report dal titolo “How Low Could Oil Prices Go?” Goldman Sachs torna a concentrarsi sul petrolio, indicando che il Brent potrebbe potenzialmente scendere sotto i 40 dollari al barile verso la fine del 2026 a causa dell’acuirsi della guerra commerciale e dell’aumento delle forniture.
“In uno scenario più estremo e meno probabile, con un rallentamento globale del Pil e un completo disimpegno dai tagli dell’Opec+, che disciplinerebbe l’offerta non-OPEC, stimiamo che il Brent possa scendere appena sotto i 40 dollari al barile verso la fine del 2026”, hanno detto gli analisti in una nota del 7 aprile. Questa visione non rappresenta l’attuale prospettiva di base della banca, che prevede il Brent a 55 dollari il prossimo dicembre.