Petrolio per la prima volta nella storia sopra i 90 dollari
Il valore di un barile di petrolio ha superato questa notte i 90 dollari. Si tratta del valore più alto mai toccato. Il future con scadenza novembre sul light sweet crude trattato al Nymex di New York ha raggiunto durante le contrattazioni elettroniche un massimo di 90,02 dollari. Per il greggio quella che sta per concludersi potrebbe così essere una delle settimane più infuocate dai tempi della crisi energetica degli anni ’70. Dopo 4 record in altrettante sedute di contrattazione, in una settimana il prezzo del barile è infatti vicino a registrare una crescita di circa il 7 per cento. In rialzo anche il Brent trattato sul mercato londinese, che ieri ha chiuso a 84,6 dollari, un nuovo record storico.
Oltre all’azione degli operatori speculativi pesano i timori di una riduzione del flusso di greggio dall’Iraq come conseguenza dell’approvazione da parte del parlamento turco di un’azione militare nei confronti dei ribelli curdi nel nord del Paese. Il ministro degli Esteri iraqueno Hoshyar Zebari ha dichiarato ieri che bloccherà l’export di petrolio verso la Turchia in caso di attacco.
Intanto aumenta il numero degli analisti pronti a scommettere sul raggiungimento dei 100 dollari al barile in vista degli ultimi tre mesi dell’anno, il periodo di massimo consumo nell’emisfero nord, dove si concentra l’utilizzo di gasolio da riscaldamento. Occorre comunque ricordare che dal prossimo 1 novembre diventerà operativa la decisione dell’Opec per un aumento produttivo di 500mila barili al giorno.
Per i titoli energetici è proseguita anche sui mercati asiatici la debolezza a cui si era già assistito nella giornata di ieri in Europa, con gli operatori convinti che il livello raggiunto dal greggio possa riflettersi in una contrazione dei margini di raffinazione. Le cose sono andate solo parzialmente meglio negli Stati Uniti, grazie alle performance positive di Exxon Mobil e di Conoco Phillips. Il titolo Chevron ha invece perso lo 0,9%.