Notizie Valute e materie prime Petrolio: mercati scettici su accordo per congelare output, Iran principale ostacolo

Petrolio: mercati scettici su accordo per congelare output, Iran principale ostacolo

17 Febbraio 2016 09:02
L’intesa trovata a Doha tra quattro grandi produttori di petrolio, tra cui le big Arabia Saudita e Russia, per il congelamento della produzione di greggio ai livelli di gennaio non ha convinto gli operatori che  ritengono difficile convincere Iraq e soprattutto Iran. Oggi è in programma un summit proprio a Teheran con il ministro del petrolio del Venezuela che tenterà di convincere i colleghi di Iran e Iraq ad accettare l’accordo volto a frenare la produzione e sostenere i prezzi del petrolio. Si tratterebbe del primo accordo sulla produzione degli ultimi 15 anni che coinvolge sia i paesi produttori Opec che quelli non Opec. 
Iran e Iraq decisivi, oggi primo summit a Teheran 
“L’Iran e l’Iraq sono fondamentali per qualsiasi accordo – sottolineano gli esperti di Barclays – perché sono i paesi con l’intenzione di incrementare la produzione”. Ma l’Iran ha rimarcato più volte che intende aumentare la propria produzione di greggio nei prossimi 6 mesi dopo che lo scorso mese ha ottenuto la fine delle sanzioni Occidentali. “Chiedere all’Iran di congelare il suo livello di produzione di petrolio è illogico poiché quando l’Iran era sotto sanzioni, alcuni paesi hanno aumentato la loro produzione causando il calo dei prezzi del petrolio”, ha rimarcato oggi l’inviato iraniano dell’Opec, Mehdi Asali, secondo quanto riportato dal quotidiano Shargh. Secondo Commerzbank l’aumento della produzione è essenziale per l’Iran dopo tre anni di sanzioni. 
L’Iran esportava circa 2,5 milioni di barili al giorno di greggio prima del 2012; con le sanzioni la produzione si è più che dimezzata a circa 1,1 milioni di barili al giorno.
Dal canto suo l’Iraq potrebbe invece essere più aperto ad arrestare la crescita della propria produzione che ha raggiunto livelli record (4,35 milioni di barili al giorno nel mese di gennaio, dati IEA). L’Iraq però punta a far salire i propri livelli produttivi fino a 6 milioni di barili al giorno entro la fine del decennio.
“Manteniamo forti dubbi sulle reali possibilità di un accordo nel breve periodo – sottolinea Filippo Diodovich, market strategist di IG – con l’Iran principale ostacolo. Il Governo di Teheran vuole riguadagnare le quote di mercato perse dopo anni e anni di limiti alle esportazioni di greggio a causa delle sanzioni economiche. Non è quindi interessato a vendere a prezzi bassissimi ma a riconquistare i clienti. Per tale ragione Teheran sta intensificando le trattative con l’India per esportare più greggio possibile, in una guerra dei prezzi con gli altri paesi arabi”. 
Incognita anche su posizione dei produttori non Opec 
Oltre all’ostacolo Iran bisognerà anche valutare la reazione degli altri paesi produttori non-OPEC. “Norvegia, Stati Uniti, Canada e Messico potrebbero decidere di non accettare le condizioni – aggiunge l’esperto di IG – e il Brasile si trova in forte recessione economica e difficilmente potrà scegliere di aderire a un piano che possa portare una riduzione dei ricavi”.
Oggi il future sul Wti viaggia in lieve rialzo a quota 29,19 dollari al barile. Ieri le indicazioni arrivate dal meeting di Doha hanno spento il rally del petrolio che ha ritracciato con decisione chiudendo in negativo.