Petrolio: l’impatto dell’uragano Ida su produzione e margini, quali titoli meglio posizionati?
Petrolio in balia dell’uragano Ida. Le quotazioni dell’oro nero sono balzate in avanti nei giorni scorsi in vista dell’arrivo nel fine settimana della tempesta tropicale nell’area del Golfo del Messico, mentre oggi le tensioni sul mercato del greggio sembrano allentarsi (il future sul Wti e quello sul Brent segnano un ribasso rispettivamente dell’1% e dello 0,5%), con l’uragano Ida che è stato declassato alla categoria 1 dopo aver colpito la Louisiana. Tuttavia, l’attenzione rimane focalizzata sul Golfo del Messico, dove l’entità dei danni per il passaggio di Ida e i potenziali tempi di riavvio della produzione potrebbero non essere noti per diversi giorni, influenzando ancora le quotazioni del petrolio.
L’uragano Ida blocca la produzione nel Golfo del Messico
Secondo l’US Bureau of Safety and Environmental Enforcement (BSEE), da ieri sono stati chiusi 1,74 milioni di barili al giorno di produzione di greggio, circa il 96% della produzione di petrolio del Golfo e il 15% della produzione totale degli Stati Uniti, a causa dell’uragano Ida. Anche 850.000 di barili al giorno di capacità di raffinazione della costa del Golfo è fuori uso, con il 45% della capacità di raffinazione degli Stati Uniti che si trova in quest’area. La Louisiana ospita quasi 1 milione di barili al giorno di capacità di raffinazione, infrastrutture chiave per la logistica petrolifera, nonché porti e banchine che gestiscono una vasta gamma di altre materie prime. La maggior parte delle raffinerie della Louisiana ha chiuso prima dell’arrivo dell’uragano, ma l’entità dei danni e i potenziali tempi di riavvio potrebbero non essere noti per diversi giorni.
Quali possibili impatti su produzione e margini?
E proprio il blocco, seppur temporaneo, della produzione, potrebbero avere effetti a catena sui margini, e non solo. “Utilizzando i precedenti uragani come proxy – commentano oggi gli analisti di Equita – riteniamo che gli effetti più rilevanti possano manifestarsi sull’espansione dei margini di raffinazione in particolare per le benzine. La fermata e la ripartenza delle raffinerie richiedono molto più tempo rispetto agli impianti upstream offshore (in mancanza di eventuali danni). In caso di danni rilevanti agli impianti downstream, la capacità produttiva non rientra sul mercato in tempi brevi. Invece l’assenza dei volumi upstream del Golfo del Messico costituisce circa il 2% dei volumi globali, sostituibile in modo relativamente veloce dalla capacità disponibile dell’OPEC+”.
Quali titoli meglio posizionati
La situazione nel Golfo del Messico potrebbe avere ricadute anche sulle singole compagnie, presenti nell’area. Nei giorni scorsi, diversi gruppi, da BP a BHP, Chevron, Equinor e Royal Dutch Shell, hanno iniziato a evacuare le piattaforme offshore. Secondo Equita, i titoli che beneficerebbero maggiormente di questa condizione (potenzialmente solo temporanea) sono quelli maggiormente esposti al downstream, come Saras e Repsol, anche se la loro produzione è circa il 50% diesel. I titoli preferiti dalla sim milanese all’interno del settore oil rimangono comunque Eni, Tenaris e Galp.