Notizie Asset Class Commodity Petrolio, gli scioperi in Francia bloccano in mare le importazioni. Cosa sta succedendo

Petrolio, gli scioperi in Francia bloccano in mare le importazioni. Cosa sta succedendo

29 Marzo 2023 12:20

Proseguono gli scioperi e le proteste in Francia contro la riforma delle pensioni voluta da Macron, con centinaia di manifestazioni che stanno mettendo a ferro e fuoco il Paese da ormai una decina di giorni.

Queste proteste, talvolta violente, stanno causando in pressoché tutto il Paese forti disagi anche alla circolazione delle merci con treni e camion bloccati.

Ma non solo. Gli scioperi francesi stanno lasciando fermi anche milioni di barili di petrolio, che al momento risultano ancora bloccati sulle petroliere nei mari francesi.

Milioni di barili fermi in mare

Fonte MarineTraffic

Secondo quanto riporta Bloomberg, le navi che stanno galleggiando al largo delle coste francesi trasportano almeno 14 milioni di barili di greggio. Questo perché le manifestazioni e gli scioperi stanno ostacolano anche le operazioni portuali, tanto che alcune di queste navi che trasportano carburante sono già salpate verso altri paesi.

Ricordiamo che la Francia dipende fortemente dalle importazioni di greggio, ma solo nell’ultimo mese le sue importazioni di petrolio si sono più che dimezzate a causa dell’instabilità nel paese.

Ma non sono limitate solo le importazioni ma anche la produzione interna di carburante, con le attività delle raffinerie di petrolio francesi che sono fortemente penalizzate dagli scioperi.

In tal senso, i rappresentanti sindacali di TotalEnergies e ExxonMobil, compagnie che insieme gestiscono la stragrande maggioranza degli impianti di produzione di carburante in Francia, hanno dichiarato che non esiste ancora una data certa di fine degli scioperi, tanto che al momento non è previsto che nessuno dei principali terminal petroliferi faccia una qualsiasi operazione di carico/scarico sulle navi cisterna ora ferme, almeno fino alla fine del mese.

Del petrolio che è attualmente fermo in mare, circa 11 milioni di barili si trovano vicino a Fos, un porto sulla costa meridionale del paese. In figura vediamo le navi cisterna che al momento sono ferme nei mari francesi, nei pressi del porto di Fos. In tal senso ogni pallino rosso rappresenta un crude oil tanker fermo in mare in attesa di scaricare petrolio (al momento ne conto più di 30).

Nonostante tutto, questo stop momentaneo delle importazioni di petrolio dovuto agli scioperi interni non rappresenta più di tanto un problema per la Francia, che dispone di ingenti scorte strategiche di carburante. Tuttavia, alcune di queste scorte strategiche, secondo quando riporta Bloomberg, sarebbero già state rilasciate per evitare qualunque tipo di carenza all’interno del paese. In tal senso si parla di circa 5 milioni di barili di scorte strategiche di carburante.

 

Posizione delle navi bloccate a sud della Francia. Fonte MarineTraffic

Nessun dietrofront da parte dell’Opec

Intanto, il prezzo del petrolio europeo (Brent) nelle ultime sedute ha mostrato i muscoli (sopra 78 dollari al barile) e questo probabilmente in seguito all’interruzione delle esportazioni dall’Iraq, mentre l’Opec non mostra alcun segno di adeguamento della produzione di greggio, mantenendo così la rotta precedentemente indicata.

Da questo punto di vista, la coalizione dei paesi produttori di petrolio guidata dall’Arabia Saudita, ha dichiarato ieri che l’alleanza dovrebbe mantenere le forniture di greggio stabili per tutto il 2023, mentre “si naviga verso una fragile ripresa della domanda globale di petrolio” dopo lo scossone subito con la pandemia. In tal senso, per avere maggiori informazioni sulla situazione attuale, i trader e gli operatori monitoreranno attentamente anche i dati sui Pmi manifatturieri cinesi previsti per venerdì, dati che ci forniranno indizi preziosi sulle prospettive della domanda di petrolio.

Nel grafico sottostante vediamo i principali produttori dell’alleanza Opec, con i dati relativi alla loro quota di produzione giornaliera di petrolio (a sinistra) e il grafico con la produzione totale mensile dell’alleanza.

Tuttavia, la decisione di mantenere l’attuale rotta di produzione di petrolio sarà comunicata nella prossima riunione dell’Opec che si terrà settimana prossima, con l’alleanza che rivedrà comunque le sue scelte di produzione per gli ultimi sei mesi del 2023 in un incontro presso la sua sede di Vienna in calendario a inizio giugno.

Brent verso gli $80

I prezzi del greggio dopo essere crollati la settimana scorsa verso il minimo di 15 mesi, sulla scia dei timori che le ricadute economiche del crollo della Silicon Valley Bank (SVB) e l’acquisizione del Credit Suisse Group avrebbero danneggiato la domanda di petrolio. Ma nel giro di poche sedute i futures si sono ripresi, scambiando adesso vicino ai 78 dollari al barile e secondo alcuni analisti potrebbe presto ritestare il livello di resistenza a 80$.

Come vediamo da grafico qui sotto, il prezzo del Brent dopo esser sceso fino a ritestare il supporto a quota 70 dollari al barile, nell’ultima settimana ha rapidamente invertito la direzione guadagnando oltre il 13%. Tra i livelli più importanti sul future si segnala il supporto a quota 76 dollari e la resistenza prima a 82 dollari  e poi in area 87 dollari al barile.

Andamento di breve periodo del petrolio Brent con i livelli più importanti

In questo contesto si distendono anche le pressioni sull’Opec, con il Ministro dell’Energia saudita, il principe Abdulaziz bin Salman, che ha chiarito che gli attuali obiettivi di produzione non dovrebbero essere modificati, ribadendo che i limiti di produzione, che prevedono un taglio di produzione di 2 milioni di barili al giorno, sono stati concordati in ottobre e “sono qui per restare per il resto dell’anno, punto“.