Periferia d’Europa sotto pressione. Da asta portoghese emerge balzo dei rendimenti
Oggi l’asta di titoli di stato portoghesi con scadenza settembre 2013 ha evidenziato un balzo dei rendimenti. E’ stato assegnato l’importo massimo di un miliardo di euro (750-1.000 milioni era la forchetta indicata) con tasso salito al 5,993% dal 4,086% precedente (settembre 2010). La domanda è stata 1,6 volte l’offerta rispetto alle 1,9 volte della precedente asta. Si è trattata della prima emissione di bond portoghesi negli ultimi due mesi.
“Il Portogallo ha emesso il massimo dell’ammontare, ma il bid to cover è stato più debole di quello che si vede di solito nelle aste portoghesi”, segnala la strategist di Unicredit Chiara Cremonesi. “Lo yield è altissimo – osserva l’esperta – c’è da dire che il bond ha avuto una performance confusa sul mercato secondario prima dell’asta quando è schizzato per poi ritracciare. Il bond è stato piazzato al 6% nonostante il costo del funding sia stato in asta minore del mercato secondario. Il prezzo che il Portogallo paga per rifinanziarsi sul mercato è altissimo”.
Proprio oggi i rendimenti sul decennale lusitano hanno toccato ai massimi dall’introduzione dell’euro. “I rendimenti sono alti su Portogallo e Grecia e non ci sono stati segnali di intervento con acquisti della Bce tanto che c’è da domandarsi se Francoforte non se ne tenga fuori volutamente per mettere pressione alla politica” spiega un trader.”Gli operatori si preparano all’asta con pesanti vendite di Portogallo, una volta chiuso il collocamento potremmo vedere un leggero recupero della periferia ma non credo si tratterà di un vero e proprio rally”, segnala lo strategist WestLb Michael Leister. “Il mercato sta iniziando a capire che non si tratta soltanto dell’effettiva possibilità di raccolta, va tenuto conto del prossimo rialzo dei tassi Bce che aumenterà i costi di finanziamento” aggiunge. Sul monetario il tasso Euribor 3 mesi è stato fissato a 1,18% da 1,172%.
Per Carsten Brzeski, senior economist di ING Belgium, marzo è il mese della verità. Anche se la crisi del debito sovrano di Eurolandia è stata lontana dai radar dei mercati, è tutt’altro che arrivata alla fine”, segnala l’esperto. “L’inflazione, con il preannunciato aumento dei tassi di interesse della Bce, il fardello del debito americano, le tensioni geopolitiche in Nord Africa e Medio Oriente sono stata al centro dell’attenzione. Tuttavia, basta dare una semplice occhiata ai rendimenti dei titoli di Stato della Periferia d’Europa per avere la situazione chiara: la compiacenza è il peggior advisory”. Appurato che prima o poi il Portogallo dovrà uscire con il cappello in mano, non appena il governo di Lisbona metterà da parte l’orgoglio, il vero rebus si gioca in Grecia.
Secondo l’agenzia di rating Standard & Poors’s in area Euro potremmo assistere alla riduzione di rating di diversi paesi. Moritz Kraemer, managing director di S&P spiega che per i rating sovrani europei quella di un’insolvenza della Grecia sul proprio debito è una possibilità. E alla domanda se il peggio sia passato per le prospettive del debito sovrano europeo, la sua risposta è “vorrei poter dire di sì, ma la risposta è no”. L’agenzia di rating continua a mantenere diversi paesi – fra cui Grecia e Portogallo – sotto osservazione per un peggioramento del merito di credito, i cui fattori scatenanti potrebbero essere “un ritardo nel processo di consolidamento e di riforma strutturale, ma anche le decisioni che verranno prese a livello europeo questo mese”. Quanto alla Grecia, che giusto ieri si è vista nuovamente tagliare il rating da parte di Moody’s, per Kramer la possibilità di un default sul debito pubblico lascerebbe gli investitori nei titoli di Stato con la possibilità di recuperare fra il 30 e il 50% del capitale investito.