Perché ai mercati piace Donald Trump?
L’esito del voto di martedì, conosciuto anche come il “Super Tuesday”, uno dei giorni più importanti per le primarie americane in vista delle presidenziali di novembre, è stato chiaro. Come ampiamente previsto, il presidente Joe Biden ha vinto nelle primarie dei Democratici e l’ex presidente Donald Trump in quelle dei Repubblicani. Per dare un pò di contesto il cosiddetto Super Martedì è uno dei giorni più importanti visto che milioni di elettori statunitensi si sono recati alle urne contemporaneamente in 15 stati, incluso il territorio delle Samoa Americane. La vera notizia del voto di ieri non sono le rispettive vittorie di Trump e Biden, che tra l’altro sono state meno schiaccianti del previsto, ma la vittoria della candidata repubblicana, Nikki Haley, che ha portato a casa la vittoria nello stato di Vermont. Dopo il voto di ieri, Nikki Haley ha annunciato che sospenderà la sua campagna elettorale ma non ha confermato il suo sostegno a Donald Trump.
Il dominio di Trump nelle primarie repubblicane
Il predominio di Trump alle urne ha reso molto improbabile un percorso realistico verso la vittoria per la sua sfidante, Nikki Haley. Ma c’era un punto positivo per Haley: l’Associated Press ha detto che aveva vinto il Vermont, la sua prima vittoria alle primarie statali. In precedenza aveva prevalso a Washington, DC
Haley ha resistito a una sconfitta dopo l’altra, ma ha promesso di restare in gara almeno fino al Super Tuesday. Vincere anche uno stato “aiuterebbe sicuramente la tesi di Nikki Haley secondo cui lei è una valida alternativa a Trump”, ha commentato Kellen Browning, giornalista di New York Times. “Ma si troverebbe comunque in un significativo svantaggio matematico.”
Tornando al discorso dei Repubblicani in gioco c’erano 865 delegati, il conteggio ufficiale non si è ancora concluso ma Trump dovrebbe esserseli assicurati quasi tutti. Il che vuol dire che molto probabilmente potrebbe arrivare alla quota sufficiente per la nomination ufficiale già il 12 marzo quando si voterà in quattro stati: alle Hawaii, in Mississippi, in Georgia e nello stato di Washington. E questo aumenta le probabilità di un altro scontro diretto tra Donald Trump e Joe Biden nelle elezioni di novembre.
La comunità internazionale negativa sul ritorno di Trump
Il tema del ritorno di Trump sul panorama politico americano è stato affrontato in più occasioni della comunità internazionale. E il sentimento che prevale è decisamente negativo, non solo in Europa ma anche negli Stati Uniti. L’investitore Mark Cuban ha dichiarato che alle primarie repubblicane voterebbe Nikki Haley, ma se Trump dovesse vincere la nomination a novembre darà il suo voto a Biden.
A fronte di un sentiment negativo della comunità internazionale relativo al ritorno dell’ex presidente sul panorama politico americano, una certezza c’è. Ai mercati finanziari Donald piace. Nonostante il fatto che le sue politiche abbiano portato spesso incertezza e, di conseguenza, volatilità, durante il suo mandato tra il 2017 e il 2019 gli indici hanno registrato dei rialzi notevoli. Ma vediamo perché ai mercati finanziari piace Donald Trump.
Lo S&P 500 è cresciuto del 70% durante la presidenza di Trump
Secondo LPL Financial, l’indice Dow Jones ha evidenziato un rialzo del 56% nei quattro anni di presidenza Trump. Mentre l’indice principale l’S&P 500 del 70% . Tra gennaio 2021 ad oggi ovvero il periodo sotto l’amministrazione Biden l’S&P 500 è cresciuto del 21%.
Durante la presidenza di Trump, il Dow ha raggiunto 126 nuovi massimi storici, poco sopra i 123 massimi di Obama, ma inferiori ai 263 di Clinton. Sia Obama che Clinton sono stati presidenti per due mandati. Il motivo dell’ottimismo dei mercati sotto la presidenza dell’ex inquilino della Casa Bianca si nasconde nelle sue politiche fiscali. Vediamole nel dettaglio.
I tagli delle imposte
Uno dei principali successi legislativi durante la presidenza di Trump è stata l’approvazione del Tax Cuts and Jobs Act introdotto nel 2017. La legislazione prevedeva significativi tagli alle imposte sulle società, che molti credevano avrebbero incrementato i profitti aziendali e, di conseguenza, favorito il mercato azionario. Si tratta di una misura a cui il Tycoon è stato sempre particolarmente favorevole in quanto lui stesso vanta di una lunga esperienza da imprenditore.
La deregolamentazione
Trump ha adottato una politica di deregolamentazione in vari settori, tra cui finanza, energia e sanità. Per deregolamentazione si intende la rimozione di norme legislative, licenze e regolamenti che ostacolano il libero agire del mercato. L’idea era che ridurre gli oneri regolamentari sulle imprese potesse stimolare la crescita economica e migliorare la redditività aziendale.
Retorica pro-business
Trump è percepito come favorevole agli affari, e la sua amministrazione ha adottato misure per promuovere politiche favorevoli alle imprese. Questa narrativa pro-buisness ha contribuito alle reazioni positive dei mercati.
Politica commerciale
Anche se le tensioni commerciali con la Cina inizialmente hanno creato incertezza e volatilità sui mercati, la firma dell’accordo commerciale di Fase Uno nel gennaio 2020 e il successivo apparente alleviamento delle tensioni commerciali tra gli Stati Uniti e la Cina sono stati percepiti come sviluppi positivi con una reazione dei mercati al rialzo.
Pressioni sulla Fed
Anche se il presidente degli Stati Uniti non dovrebbe occuparsi della politica monetaria, in quanto di competenza esclusiva della banca centrale americana a cui capo è Jerome Powell, Donald Trump è sempre stato molto ingombrante con i suoi commenti relativi all’operato della Fed.
L’ex presidente spesso manifestava la sua preferenza verso tassi di interesse più bassi per stimolare la crescita economica. Credeva che Powell e la Federal Reserve dovessero attuare tagli più aggressivi ai tassi di interesse per favorire l’attività economica. La view di Trump era che tassi di interesse più bassi avrebbero incentivato l’indebitamento, la spesa e gli investimenti.