Notizie Notizie Italia Per Unicredit meglio Mps o Banco BPM? Barclays indica a Orcel una terza via. Il punto sulle banche in attesa dei nuovi business plan

Per Unicredit meglio Mps o Banco BPM? Barclays indica a Orcel una terza via. Il punto sulle banche in attesa dei nuovi business plan

8 Ottobre 2021 17:00

Meglio prendersi MPS o convolare a nozze con Banco BPM? In attesa di vedere quali decisioni prenderà il ceo di Unicredit, Andrea Orcel, gli analisti indicano una strada alternativa, ossia andare avanti senza operazioni straordinarie. E’ questa la view di Barclays che oggi fa il punto sul settore bancario italiano reiterando la preferenza per Intesa Sanpaolo.

In attesa della presentazione dei nuovi business plan, attesi nei prossimi mesi, Barclays aspetta al varco soprattutto Unicredit. La casa d’affari britannica ritiene che può essere generato maggior valore da una rifocalizzazione della strategia stand-alone piuttosto che da ipotetici scenari M&A (con Mps o Banco BPM).

Intesa la preferita, ma anche Banco BPM può stupire

Barclays ha reiterato il rating overweight su Intesa Sanpaolo così come su Mediobanca, Banco Bpm e Bper. Su Unicredit e Credem il giudizio è invece equalweight. Unico underweight è su MPS.

A medio termine, il titolo preferito è Intesa Sanpaolo – sul quale il prezzo obiettivo è 2,8 euro – perché il suo forte Return on tangible equity (rendimento del patrimonio netto tangibile, ROTE), un indicatore che misura il tasso di rendimento sul patrimonio netto tangibile, attuale e potenziale rappresenta un vantaggio competitivo e consente rendimenti più alti per gli azionisti. Barclays continua essere costruttiva anche su Banco BPM per due possibili modi in cui il gruppo potrebbe rimodellare la propria strategia, ossia internalizzando i ricavi delle fabbriche prodotto (bancassurance) e/o tramite M&A con dei peers.

Tre motivi per essere ottimisti sul settore

Barclays indica poi tre temi chiave possono guidare la sovraperformance nel settore:

• Tema 1: Tutte le banche italiane erogano un ROTE inferiore al costo del capitale; tuttavia, nel caso di Intesa, sosteniamo che con il prossimo business plan il gap si possa colmare, con azioni ad hoc per aumentare le commissioni, ridurre i costi e ottimizzare ulteriormente i livelli di capitale. Pensiamo che questo possa essere potente in termini di crescente fiducia nella sostenibilità della sua politica dei dividendi.

• Tema 2: Le entrate derivanti dalle commissioni possono continuare a sorprendere nel breve e medio termine. Questo non solo fanno riferimento alla gestione patrimoniale, ma anche alle commissioni bancarie tradizionali. Tutte le banche ne beneficeranno questo.

• Tema 3: il regolatore chiede alle banche di utilizzare il capitale in eccesso con l’aiuto della tecnologia per migliorare l’efficienza a lungo termine e modificare i modelli di business che non sono ancora stati realizzati profitti sostenibili. “Quindi, nel complesso, non ci aspettiamo sostanziali riduzioni dei costi (a parte specifiche situazioni o sinergie di M&A). In cima, vediamo rischi di aumento dei costi a causa dell’inflazione”. In questo senso, Barclays ritiene che le banche come Intesa, con “mascelle operative positive/in crescita”, appaiono meglio posizionate.

Consensus analisti dice buy su Intesa, ma l’upside è limitato

In generale tra gli analisti che coprono il titolo Intesa Sanpaolo oltre i due terzi (67,7%) dice buy, il 32,3% invece è hold e nessuno dice sell. Il prezzo obiettivo medio è di 2,71 euro, l’8% sopra i livelli attuali del titolo.

Da inizio anno Intesa segna un consistente +32%, che però non la pone nella top ten dei performer del Ftse Mib, che in testa vede appaiate proprio due banche, Unicredit e Banco BPM, con +56% circa.