Pechino prende atto del ‘new normal’ dell’economia, Paese sempre più globale
Il premier cinese Li Keqiang ha dichiarato che il governo stima per il 2017 una crescita del prodotto interno lordo del Paese prossima al 6,5%, dato che si raffronta all’obiettivo dell’anno passato che era stimato tra il 6,5% e il 7%.
Nel corso del suo quarto discorso il premier cinese ha affrontato la questione Pil di fronte al Parlamento riunito in seduta comune, dopo aver commentato il Work Report stilato dallo stesso governo.
I tempi della crescita a due cifre sono ormai lontani per Pechino. Già lo scorso anno il Pil del Dragone era salito del 6,7% mentre la forchetta indicata per il 2017 ad inizio anno era fra il 6,5 e il 7%. Secondo gli analisti “la previsione al ribasso formulata dal premier Li Keqiang è solo la presa d’atto del ‘new normal’ che muove l’economia cinese”.
Paese sempre più globale
Ancora una volta l’eco delle parole di Li Keqiang ha riguardato soprattutto il capitolo internazionale. “Le imprese straniere parteciperanno nei progetti tecnologici e scientifici nazionali”, ha affermato il primo ministro, dando seguito alla promessa di continuare ad aprirsi al resto del mondo.
Innovazione e liberismo, sembrano dunque essere i nuovi pilastri su cui andrà a poggiare l’economia “new normal” di Pechino. Con un’inflazione attesa al 3%, e 11 milioni di posti di lavoro in più che saranno creati, secondo gli obiettivi governativi (l’anno scorso sono stati 13.6 milioni) la Cina è lanciata verso i nuovi obiettivi globali che non trascureranno neanche gli impegni ambientali: “riduzione dei consumi di energia di almeno il 3,4% per unità del Pil e continua riduzione dell’inquinamento”, ha affermato Li Keqiang.
Come? “Il carbone verrà sostituito dall’elettricità e dal gas naturale in 3 milioni di case”, ha aggiunto il numero uno del governo.
+7% sulla Difesa, si guarda fuori dai confini
Altro dato saltato all’attenzione degli analisti è stato quello sul capitolo Difesa. Durante la conferenza stampa la portavoce Fu Ying ha quantificato con un +7% l’incremento del budget promesso per il sostegno dell’esercito, compreso il rafforzamento delle difese marittime e aeree.
“La Cina si ritrova alle prese con problemi strutturali irrisolti in un quadro generale dominato da incertezza economica, ma anche politica e di fragilità fisica. In questo quadro il Paese è portato ad enfatizzare il capitolo Difesa per contrastare il senso di insicurezza che aleggia al suo interno”, ha spiegato un analista.
A completare il quadro vi sono poi le dispute territoriali nel Mar Cinese Orientale, nel Mar Cinese Meridionale e sul fronte Taiwan, che la Cina rivendica come propria in nome del principio dell’Unica e sola Cina.