Payrolls Usa deludono e salari non decollano, ma dollaro non paga dazio
Finale di 2017 con gli Stati Uniti ancora in grado di creare un numero consistente di nuovi posti di lavoro. I riscontri arrivati dal mercato del lavoro statunitense sono però risultati inferiori alle attese di mercato facendo scattare le vendite sul dollaro Usa, mentre i Treasury Usa sono in aumento. A dicembre la maggiore economia al mondo ha aggiunto meno posti di lavoro rispetto alle previsioni eanche se il tasso di disoccupazione si è mantenuto sui minimi a quasi 17 anni.
Il saldo delle nuove buste paga statunitensi nei settori non agricoli (non-farm payrolls) a dicembre è stato positivo per 148 mila unità. Gli analisti avevano stimato 190 mila dopo le +252mila del mese precedente (dato rivisto da +228mila). I dati del Dipartimento del Lavoro hanno mostrato che l’occupazione privata è aumentata di 146.000 unità. Rivisti anche i dati di ottobre a +211 mila. Nel complesso le revisioni riducono di 9 mila posti i dati dei mesi precedenti.
Il tasso di disoccupazione si è mantenuto sui minimi a quasi 17 anni, confermandosi pari al 4,1% a dicembre. Il dato è in linea con le attese degli analisti.
“Il report di oggi è stato un po’ deludente su tutti i fronti – sentenzia Vincenzo Longo, market strategist di IG – sia per il dato di dicembre che le revisioni dei mesi precedenti. Anche le prossime figure potrebbero essere deboli, dato che la stagionalità avversa potrebbe influenzare l’attività economica. Si tratterebbe comunque di un effetto del tutto temporaneo, che potrebbe lasciare spazio a una crescita sostenuta nel secondo trimestre dell’anno”.
Salari orari si mantengomno a +2,5% annuo
La crescita delle retribuzioni orarie, guardata con attenzione dal mercato e dalla Federal Reserve per gli indizi che offre sulle pressioni inflazionistiche, a dicembre segna un +2,5% annuo, in linea con il dato precedente e con le stime di mercato.
La Federal Reserve, dopo l’ultimo rialzo dei tassi di interesse a dicembre, quest’anno appare orientata a effettuare altri tre rialzi, ma molto dipenderà dalla dinamica dell’inflazione e la mancanza di accelerazione dei salari potrebbe influenzare il ritmo degli aumenti del costo del denaro. Janet Yellen, presidente uscente della Fed (da febbraio sarà rimpiazzata da Jerome Powell), ha posto l’accento sul rallentamento più prolungato del previsto dell’inflazione statunitense.
“Nonostante tutto, non crediamo che le figure odierne cambino le strategie della Federal Reserve”, aggiunge Longo che vede tre rialzi dei tassi di interesse della Banca centrale statunitense per il 2018 con la sponda dei benefici su crescita e inflazione dovuti alla nuova riforma fiscale voluta dal presidente Trump.