Paura inflazione e dollaro in discesa. I gestori raddoppiano scommesse rialziste sull’oro
Occhio all’oro. L’asset rifugio per eccellenza è salito del 10% circa dalla metà di dicembre, beneficiando del tonfo del dollaro e anche della maggiore cautela degli investitori. A dispetto delle dichiarazioni ancora ottimistiche che arrivano da alcuni gestori e dei record a Wall Street che non sono mancati dall’inizio dell’anno, gli investitori stanno cercando di puntare sull’oro, sia per tutelarsi dal rischio di un crollo dell’azionario che in vista di una ripresa dell’inflazione.
Il risultato è che, così come conferma Bloomberg, le puntate sull’oro negli ETF sono balzate al record dal 2013, e i gestori dei fondi hanno più che raddoppiato le scommesse rialziste su base netta, verso il Comex, dalla metà di dicembre.
Di conseguenza secondo Stephen Innes, responsabile della divisione di trading per l’Asia-Pacifico presso la società di brokeraggio Oanda, l’oro avrebbe le carte in regola per salire fino a $1.400 l’oncia.
Il lingotto è salito nella giornata di ieri fino a $1.366,15, attestandosi al record dall’agosto del 2016, prima di limare i guadagni. E Innes ritiene che con il dollaro “senza difese”, commenti come quelli che sono stati rilasciati a Davos dal segretario al Commercio Usa Wilbur Ross e dal segretario al Tesoro Usa Steven Mnuchin hanno messo benzina sul fuoco.
L’esperto ritiene tra l’altro che i segnali che arrivano dall’amministrazione Usa – favorevoli alla debolezza del dollaro – e da alcune banche centrali – come la Bce e la Bank of Japan, a suo avviso sempre più vicine a ridurre gli stimoli di politica monetaria, inducano a pensare che “stiamo entrando in una fase di debolezza strutturale del dollaro“.
Di conseguenza, “a livello macro, potremmo entrare in un mercato orso oltre il 2018“. E, in queste condizioni, “tutto quello che posso vedere al momento, vista la narrativa continua sulla debolezza del dollaro, è che l’oro punterà verso l’alto nel breve termine”.
E nuove dichiarazioni sul dollaro arrivano ancora da Mnuchin che da Davos, dove è in corso il World Economic Forum, afferma di trascorrere poco tempo a pensare alla debolezza del dollaro in quanto il trend, almeno nel breve periodo, “non fa parte delle mie preoccupazioni”.
Mnuchin poi aggiunge: “In un periodo di tempo più lungo, crediamo fondamentalmente nella forza del dollaro“, frase che aveva proferito anche alla vigilia.
L’ammissione, comunque, arriva. Mnuchin riconosce che le sue dichiarazioni sono “forse lievemente differenti rispetto a quelle dei precedenti segretari al Tesoro Usa, che facevano riferimento alla forza del dollaro”.