Nouy: “addendum Bce forse rinviato, ma banche siano pronte”. Intanto Francia appoggia view Italia su NPL
Banche europee sotto i riflettori dopo le dichiarazioni rilasciate dal capo della vigilanza Bancaria della Bce, Daniele Nouy. Parlando da Francoforte, Nouy ha reso noto che l’addendum sulla gestione degli NPL delle banche dell’Eurozona sarà finalizzato nel primo trimestre di quest’anno, ma che la sua applicazione potrebbe essere rinviata.
Nouy, che ha confermato anche che si coordinerà con la Commissione Ue in merito alla proposta di quest’ultima su un accantonamento prudenziale in base al Pillar 1″, ha lanciato tuttavia un chiaro avvertimento agli istituti, invitandoli a tenersi pronti all’entrata in vigore delle regole.
“Abbiamo considerato tutti i commenti e le opinioni legali che abbiamo ricevuto e apporteremo le opportune modifiche – ha detto – Tra le altre cose, potremmo cambiare la data di applicazione e chiariremo il contesto di Pillar 2 in cui si inserisce”.
Nelle ultime ore, un appello a gestire la questione dei crediti deteriorati senza fretta è arrivato dal ministro delle finanze francese, Bruno Le Maire, che ha mostrato di appoggiare più la view dell’Italia, rispetto a quella della Germania.
Le Maire si è a tal proposito complimentato con il governo italiano per gli sforzi compiuti nella riduzione degli NPL e ha invitato tutti, in un messaggio rivolto chiaramente alla Bce e a Nouy in particolare, a ricordare che le soluzioni del problema devono essere “di lungo termine”.
“Dobbiamo continuare nei nostri sforzi – ha detto Le Maire ai giornalisti, stando a quanto riportato da Reuters – Sono sforzi di lungo termine. La situazione è difficile. Ciò richiede tempo e scelte che non sono sempre facili da prendere”.
Da segnalare che la Commissione europea presenterà le sue proposte sulla riduzione dei crediti deteriorati nel mese di marzo.
La scorsa settimana sempre la Commissione ha comunicato che gli NPL stanno scendendo nei 28 paesi dell’Ue, avvertendo tuttavia che l’ammontare rimane elevato.
E se la Germania è con la Bce sulla questione, nel ritenere che gli smobilizzi debbano avvenire in modo più veloce, la Francia sembra essere più vicina alla posizione italiana, che chiede un approccio più graduale al fine di evitare quella che potrebbe diventare una svendita degli asset bancari.
Mix tossico sui colossi bancari europei
Intanto, come se non bastassero le preoccupazioni per gli NPL, le banche più grandi dell’Europa sono sotto i riflettori anche in vista di quello che sarà l’arrivo di cattive notizie con la diffusione dei bilanci relativi al quarto trimestre del 2017.
Così anticipa un articolo di Bloomberg, secondo cui i bilanci metteranno in evidenza un calo dei margini, una debolezza nel fatturato delle divisioni di trading, e l’impatto di oneri straordinari legati alla riforma fiscale di Donald Trump.
Bloomberg parla di un “toxic mix”, ovvero di un mix tossico.
Deutsche Bank diffonderà il bilancio il prossimo 2 febbraio; BNP Paribas il 6 febbraio, Société Générale l’8 febbraio, e Credit Suisse Group il prossimo 14 febbraio.
La riforma fiscale di Trump avrebbe avuto conseguenze, anche su questi colossi.
Deutsche Bank – riporta Bloomberg – ha per esempio reso noto che riporterà la terza perdita consecutiva su base annua, a causa di un onere da 1,5 miliardi di euro; Credit Suisse potrebbe anch’essa soffrire la terza perdita consecutiva su base annua, a causa di oneri per 2,3 miliardi di franchi svizzeri.
E anche SocGen, così come Barclays e tante altre banche che operano negli Usa saranno costrette a fare i conti con gli oneri.
Diverse banche sono inoltre esposte verso i problemi del gruppo retail Steinhoff, le cui azionie bond sono collassati dopo la rilevazione di diverse irregolarità contabili.
Reuters ha reso noto che le nove banche principali di Steinhoff, con una esposizione calcolata per un valore superiore ai 500 milioni verso Steinhoff, sono Commerzbank, UniCredit, Credit Agricole, BNP Paribas, JPMorgan, HSBC, Citi, Mizuho and Bank of America.
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Infine, l’altra componente del mix tossico è rappresentata dal calo del fatturato nelle divisioni di trading: Deutsche Bank ha già avvertito all’inizio di questo mese che il giro d’affari dell’unità è sceso del 22% negli ultimi tre mesi dell’anno. E il fatturato avrà probabilmente subito colpi anche nel caso di BNP Paribas e Credit Agricole, molto attive nel business del trading dei bond.
Il calo va ricondotto principalmente all’assenza di volatilità sui mercati, che interessa diverse classi di asset.