Panico da guerra dazi porterà Fed ad agire, possibili ben due tagli tassi nel 2019
La guerra commerciale in corso tra le due superpotenze, Usa e Cina, aumenta le preoccupazioni per l’economia globale e come risposta le diverse banche centrali potrebbero decidere di modulare la propria politica monetaria, quasi ovunque tendente al ribasso.
Per economisti il taglio dei tassi è quasi scontato
Già a partire da questa settimana, le banche centrali di Australia e India dovrebbero tagliare il costo del denaro, e presto altre economie potrebbero seguire a ruota. Gli economisti in particolare si stanno sempre più convincendo che il malessere economico globale spinga la Federal Reserve a tagliare il proprio costo del denaro. Già Michael Feroli, capo economista di Jp Morgan, nei giorni scorsi ha sostenuto che ci saranno ben due tagli, probabilmente a settembre e a dicembre, se l’amministrazione Trump arriverà davvero a imporre dazi del 25% su tutti i beni importati dal Messico, come ha minacciato poco tempo fa. “Se l’amministrazione tira dritto con le azioni proposte, crediamo che le implicazioni avverse sulla crescita spingeranno la Fed ad allentare” la sua politica monetaria, ha sostenuto Feroli. “Anche se un accordo fosse raggiunto con il Messico, cosa che sembra plausibile, il danno alla fiducia delle aziende potrebbe essere duraturo, con conseguenze che potrebbero comunque richiedere una risposta da parte della Fed” ha concluso il capo economista di Jp Morgan. Un nutrito numero di analisti di Wall Street si aspetta più di un taglio entro la fine di quest’anno, così anche Barclays ha stimato una riduzione di 75 punti base nel 2019 con un taglio di mezzo punto a settembre e un ulteriore taglio di un quarto di punto entro la fine dell’anno.
Ora anche i trader mostrano la preoccupazione che la politica paziente della Federal Reserve non duri ancora a lungo. Come mostra un grafico di TD Securities, riportato da Bloomberg, stando ai future su Fed Funds, si prevedono circa due tagli dei tassi entro la fine del 2019, in quanto l’acuirsi delle tensioni commerciali ha alimentato le preoccupazioni sulle prospettive economiche.
A gettare acqua sul fuoco alti funzionari della Fed che hanno dichiarato come la forte economia statunitense e i mercati del lavoro sani non indicano la necessità di una politica più accomodante. Ma nonostante questo, gli investitori obbligazionari temono che un rallentamento del commercio globale finirà per costringere la banca centrale guidata da Jerome Powell a forzare la mano.