Notizie Notizie Mondo Panama Papers: già bruciati 230 miliardi di dollari di capitalizzazione di mercato

Panama Papers: già bruciati 230 miliardi di dollari di capitalizzazione di mercato

9 Maggio 2016 10:19
Le società che potrebbero essere implicate nello scandalo Panama Papers hanno già perso 230 miliardi di dollari di capitalizzazione di Borsa come risultato della fuga di notizie, esplosa lo scorso 3 aprile. La maxi perdita è stata calcolata in uno studio intitolato “The Value of Offshore Secrets – Evidence of the Panama Papares”, curato da Hannes Wagner (dipartimento di Finanza della Bocconi), James O’Donovan (Insead) e Stefan Zeume (Università del Michigan). La cifra è più grande del totale di perdite e multe dovute agli scandali e alle fughe di notizie delle vicende Home Depot, Target, Volkswagen e Enron messi insieme. 
Il comunicato della Bocconi ricorda che questa sera l’International Consortium of Investigative Journalists renderà pubblico l’intero database dei Panama Papers comprese, se disponibili, le informazioni su quali società e persone siano gli effettivi proprietari delle entità offshore create da Mossack Fonseca
Per arrivare alla maxi cifra di 230 miliardi di perdite, i tre studiosi hanno analizzato l’andamento delle azioni delle imprese che hanno filiali a Panama, Isole Vergini, Bahamas e Seychelles, ovvero i territori che rappresentano il 90% dei paradisi fiscali utilizzati da Mossack Fonseca, e lo hanno confrontato con quello del resto del mercato. 
 
Gli accademici hanno utilizzato un campione di 26.655 imprese quotate in 73 Paesi, con un totale di 543.151 filiali in 213 territori. Circa 1.100 di queste società (il 4,1% del campione) hanno almeno una filiale in uno dei quattro paradisi fiscali e, nell’intorno della fuga di notizie, hanno sofferto un calo delle quotazioni che supera dello 0,5-0,6% quello delle imprese dello stesso Paese e dello stesso settore che non hanno questo genere di esposizione. La somma di queste perdite ammonta a 230 miliardi di dollari.
Il mercato ha due ragioni per punire le società con filiali nei paradisi fiscali al tempo dei Panama Papers. “Prima di tutto – spiega Hannes Wagner – il fatto di essere coinvolti significa che le autorità potrebbero perseguire le società chiedendo il pagamento di comportamenti scorretti tenuti in passato, per esempio in relazione al pagamento delle tasse. In secondo luogo, da ora in poi potrà essere più difficile utilizzare le entità offshore nei modi che le imprese ritengono utili (legali o illegali che siano). In altre parole: la fuga di notizie ha significativamente ridotto i benefici attesi delle strutture offshore“.