Outlook spread Btp/Bund: spazio per nuova discesa, occhio a parte breve curva Btpei. Per tassi Treasury corsa è quasi al capolinea?
C’è spazio per un’ulteriore discesa dello spread BTp/Bund, che potrebbe scendere in area 75 punti base e scendono anche i tassi sui titoli di stato italiani. La previsione rosea è fornita dagli analisti di MPS Capital Services.
Al rally della carta italiana per l’avvio del Governo Draghi, dicono gli esperti, è, infatti poi seguito il movimento di rialzo in simpatia con i tassi core. In uno scenario di minori pressioni al rialzo sui tassi, grazie soprattutto all’intervento della BCE, la carta italiana dovrebbe rimanere ben supportata con il tasso decennale atteso confermare il trading range 0,50-0,90%. Sul fronte spread, gli esperti continuano a credere che ci sia spazio per un ulteriore ribasso in area 75pb in scia con l’attesa di un ulteriore aumento della liquidità in eccesso.
L’interesse dei bond legati all’inflazione
La parte a breve della curva italiana presenta al momento pochi margini di ulteriore discesa in termini di tasso nominale, essendo ormai a poca distanza dal livello del tasso sui depositi BCE. Solo un eventuale taglio dei tassi da parte della BCE, affermano gli esperti, potrebbe dare una ulteriore spinta, ma tale ipotesi non rientra nel loro scenario base. In questo contesto, la componente di linker legata all’inflazione eurozona potrebbe essere uno strumento interessante, soprattutto sulla parte a breve della curva BTP€i.
Va ricordato che nel secondo trimestre gli acquisti medi mensili del piano PEPP saranno più sostanziosi attestandosi a circa 80 Mld di euro al mese (secondo un rumor la BCE intende acquistare tra i 60-100 Mld€ al mese).
Il tutto mentre la campagna vaccinale procede in un prevedibile ritardo, accumulato dall’Unione Europea rispetto ai paesi anglosassoni che determina differenti prospettive in termini di riapertura delle economie nel secondo trimestre 2021 e un differente atteggiamento di politica monetaria. La conseguenza, concludono gli esperti, è che abbiamo così banche Centrali che si preoccupano del rialzo dei rendimenti (BCE) e quelle che invece sono a loro agio (Fed e BoE).
E i Treasury?
Guardando oltreoceano, la Fed ha promesso che non «porterà via il carrello dei liquori» e la festa può continuare. “La tendenza nel corso del 2° trimestre del tasso decennale Treasury è verso area 2% (1,94% tecnicamente parlando). Il miglioramento del quadro macro grazie all’avanzare della campagna vaccinale, il piano Biden pari al 9% del PIL, l’inflazione in forte accelerazione e le pressioni in offerta (il Tesoro dovrebbe effettuare emissioni nette per 500 Mld$ nel 2°T) sono tra i principali fattori che dovrebbero mantenere alte le pressioni al rialzo sui tassi USA a medio lungo termine”, argomenta MPS Capital Services che tuttavia crede che la prossima sia l’ultima gamba del rialzo.
Questo per tre motivi: 1) un rialzo al di sopra dovrebbe avere effetti fortemente negativi sugli altri asset (e.g azionario) il che spingerebbe la Fed a intervenire (Powell ha dichiarato che movimenti
«turbolenti» del mercato sarebbero fonte di preoccupazione); 2) i Treasury agli attuali livelli sono sempre più attraenti per gli investitori esteri (e.g. quelli giapponesi) la cui domanda dovrebbe contribuire a frenare eccessivi rialzi; 3) il mercato, sull’onda della forte ripresa economica e accelerazione dell’inflazione, potrebbe tornare a prezzare una Fed a tendere (fine anno) meno accomodante (taper tantrum).