Outlook Gundlach tra recessione e view dollaro. Mentre l’euro sconta anche rischio Italia
Rischio recessione: fino a che punto è reale? Nel suo webcast, il ceo di DoubleLine Jeff Gundlach ha sottolineato che “tutti sanno che la crescita si sta in qualche modo indebolendo”, aggiungendo che “è possibile che il momentum del picco sia alle nostre spalle”, tanto che la recessione potrebbe ripresentarsi già nel 2019, ovvero l’anno prossimo.
La dichiarazione arriva dopo quella rilasciata da Jamie Dimon, AD del colosso bancario JP Morgan, che ritiene che la probabilità di un ritorno della recessione sia pari al 100%.
Dimon ha ammesso tra l’altro di non essere neanche soddisfatto del trend del Pil Usa in questi nove anni dall’inizio della Grande Recessione: in questo periodo, l’economia americana è cresciuta infatti del 20%, praticamente la metà rispetto all’espansione del 40% su cui il banchiere tra i più importanti al mondo aveva sperato.
“I nove anni (di crescita) sono qualcosa di molto positivo, ma quel 20% è un dato davvero negativo“.
Per ora, i timori di recessione non sono certo scontati dal dollaro, che continua a marciare verso l’alto, tanto che nelle ultime ore l’euro è scivolato al nuovo minimo dell’anno, scendendo fino a $1,1828, prima di recuperare terreno a $1,878 circa: dagli inizi di maggio, la moneta unica ha ceduto il 2%.
Gli analisti fanno notare come il trend rialzista del dollaro non stia dando segnali di interruzione.
“E’ la prosecuzione di quello che abbiamo visto nelle ultime settimane – ha commentato a Cnbc Christin Tuxen, strategist del forex presso Danske Bank – Dietro ci potrebbero essere flussi in direzione degli asset considerati più sicuri, ma nel complesso il trend si spiega con la posizione ciclica favorevole per gli Stati Uniti”.
Il Dollar Index si attesta attorno a 92,95, al massimo dalla fine di dicembre.
Sull’euro incide anche il fattore Italia. La valuta ha rallentato infatti il passo nelle ultime ore soprattutto dopo l’appello a sostenere un governo neutrale lanciato dal presidente della Repubblica Sergio Mattarella lo scorso lunedì.
La prospettiva di elezioni anticipate in Italia ha riportato sotto i riflettori vecchi timori mai spariti sui fondamentali del paese.
Gli investitori continuano a preferire inoltre la valuta Usa anche perchè presenta sicuramente rendimenti più allentanti per effetto delle strette monetarie lanciate dalla Fed, rispetto a una moneta, l’euro, che vede la Bce continuare a esitare nel lanciare un vero e proprio tapering.
Dall’altro lato, le preoccupazioni sull’impatto che la decisione di Trump di ritirare gli Usa dall’accordo sul nucleare siglato con l’Iran avrà sul sentiment portano secondo altri esperti a prediligere il biglietto verde.
C’è da dire però che, se è l’incertezza a pilotare in queste ore le scelte di investimento degli operatori di mercato, sicuramente questa non è scontata a pieno dal forex, vista la reazione anemica del franco svizzero (che tra l’altro perde sull’euro, con il cambio EUR-CHF che sale a CHF 1,1914) e soprattutto dello yen giapponese, entrambe valute considerate rifugio. Lo yen scivola anzi al minimo in una settimana nei confronti del dollaro, con il rapporto di cambio USD-JPY che oggi avanza più di mezzo punto percentuale, fino a JPY 109,80.
Ma cosa dice a tal proposito Gundlach?
La view sul dollaro del CEO di DoubleLine Capital è molto bearish nel lungo termine, ma molto bullish nel più breve termine, tanto che l’investitore ammette che non sarebbe sorpreso se il Dollar Index balzasse fino a 95 punti, dai 92 attuali.
Shin Kadota, strategist senior di Barclays a Tokyo, afferma dal canto suo che “il dollaro si appresta a guadagnare ancora verso le valute europee, in quanto sembra che le banche centrali come la Bce e la Bank of England siano diventate più dovish”.
La sterlina oggi segna un lieve recupero sul biglietto verde, attorno a $1,3583.
Oltre al dollaro, Gundlach affronta diversi temi nel suo webcast, mettendo in evidenza più volte, anche con la presentazione di diversi grafici, il rallentamento dei fondamentali economici, confermato dagli stessi dati macro diffusi nelle ultime settimane:
“Abbiamo assistito sia a un forte calo dei dati soft che a un rallentamento dei dati hard”. Di qui, l’invito “a prestare attenzione agli indicatori”.
L’investitore fa notare anche il trend dell’inflazione Usa, che si sta confermando “al rialzo in misura maggiore”.
A questo punto, a suo avviso, l’intera narrativa sull’inflazione potrebbe cambiare se la componente core dell’indice dei prezzi al consumo balzasse negli Stati Uniti al di sopra del 2,25%.
Ma nel caso in cui tale soglia non venisse superata, per Gundlach non si potrebbe parlare di una svolta per le pressioni inflazionistiche, che rimarrebbero pressoché le stesse.
Infine, mentre tutti sui mercati parlano del 3% come della soglia chiave per i tassi dei Treasuries a 10 anni, Gundlach individua un nuovo livello da monitorare per i mercati: la soglia del 3,22%, per i tassi dei Treasuries a 30 anni.