Outlook 2016, per Natixis sarà crescita (contenuta) in Usa, Europa e Giappone. E gli emerging ripartiranno nella seconda parte dell’anno
Tenendo conto del background (il restringimento monetario della Fed che si sposterà dalla teoria alla pratica, i mercati emergenti che si adatteranno a una Cina più lenta, e i consumatori globali che potrebbero finalmente avvertire gli effetti positivi del calo dei prezzi sul fronte energetico e delle commodity) David Lafferty, Chief Market Strategist di Natixis Global Asset Management, ha fatto l’oroscopo ai mercati e ha stilato cinque previsioni per il 2016. La prima è che migliora, anche se di misura, la crescita dei mercati sviluppati. L’ultima, più sorprendente, è che ci sarà una ripresa nei mercati emergenti.
Ripresa (contenuta) di consumi e investimenti
La crescita è frutto di una combinazione tra consumi, investimenti, spesa pubblica ed esportazioni. “Riscontriamo modesti venti favorevoli per ciascuno di questi fattori – spiega Lafferty – Al momento è difficile dimostrare che la riduzione dei prezzi dell’energia stia aumentando i consumi globali; tuttavia, con il mondo inondato di petrolio, gas e altre risorse naturali, i prezzi più bassi ora sembrano più sostenibili: pertanto, i consumi dovrebbero riprendere nel 2016“. Anche gli investimenti di capitale dovrebbero migliorare a fronte dell’attenuarsi della tendenza “debito a buon mercato/riacquisto azioni proprie”. Così come la spesa pubblica, alimentata dal populismo e dalla scomparsa dell’austerity. Infine, il commercio mondiale dovrebbe crescere con lo stabilizzarsi dei tassi di cambio. “Nessuno di tali fattori avrà un balzo significativo, ma migliorerà – dice Lafferty – Ciò dovrebbe spronare la crescita globale negli Stati Uniti, in Europa e in Giappone, seppur solo dello 0,5%-1,0% in termini di Pil reale rispetto agli attuali livelli. La crescita nominale (compresa l’inflazione) dovrebbe migliorare in misura lievemente maggiore“.
Banche centrali: più parole che fatti
La seconda previsione di Natixis è che le principali Banche centrali faranno ben poco per modificare il proprio percorso. “Sebbene l’attuale dot plot preveda quattro rialzi dei tassi da 25 punti base nel 2016, noi ne prevediamo solo tre, poiché la Fed ha sempre sovrastimato sia crescita che inflazione“, è il commento di Lafferty. E’ probabile, inoltre, che la Bce continuerà a sostenere gli asset rischiosi, mentre continuerà ad apportare minime modifiche al programma di Quantitative Easing. Lo stesso dicasi della Banca del Giappone (BOJ). Quanto alla Banca di Inghilterra rimarrà in un limbo, con l’inflazione che continuerà a essere deludente. “La Banca Popolare Cinese prevediamo avrà invece la flessibilità necessaria per continuare a spingere i tassi verso il basso – spiega Lafferty – Nel complesso l’impatto delle Banche centrali sarà più attenuato nel 2016. La Fed e la BoE resteranno colombe, e la Bce e la BoJ non estenderanno significativamente il programma QE, frustrando i rialzisti del mercato obbligazionario“, commenta Lafferty.
Le azioni globali guadagnano (parziale) terreno
Un’economia globale leggermente più forte dovrebbe far aumentare gli utili aziendali, anche se in maniera meno incisiva rispetto al 2015. “Gli utili aumenteranno del 5-7% sugli indici azionari globali. In termini di valutazioni, le azioni sono abbastanza ben prezzate, forse leggermente sovraprezzate rispetto alle medie di lungo termine – è il parere di Lafferty – Come nel 2015, non vi sono ragioni per una sostanziale espansione o contrazione dei multipli di prezzo, specialmente laddove il tightening della Fed sarà solo graduale”. Secondo lo strategist di Natixis è probabile che nel 2016 ci sarà una correzione di mercato (-10% in termini di variazione tra valori massimi e minimi) o persino un mercato orso (-20%), eventualmente dando il via a un rally per un ritorno a livelli medi. “Tra i colpevoli di un ampio sell-off azionario, annoveriamo il timore per il tightening della Fed, uno spillover di illiquidità dal mercato high yield e una crisi di rifugiati/Brexit in Europa”, dice Lafferty.
Tassi monotoni, ma credito vivace
Nel mercato delle obbligazioni di alta qualità e sovrane (Stati Uniti, Regno Unito, Giappone, e Paesi core dell’Ue) è probabile che piccole perdite in conto capitale riducano gli attuali rendimenti. Quanto avverrà sui mercati del credito costituisce, invece, motivo di maggior interesse. A livello globale, le obbligazioni corporate, sia investment grade che high yield, sono andate a rilento rispetto agli indici sovrani negli ultimi sei mesi. “Ci aspettiamo che tale situazione prosegua a breve termine, con i mercati alle prese con il ritmo percepito dal restringimento della Fed. Tuttavia, pensiamo che i settori del credito del mercato sovraperformeranno il debito sovrano di alta qualità e governativo nel corso dell’anno”, spiega Lafferty.
Riscossa dei mercati emergenti
I mercati emergenti, specialmente sul fronte azionario, restano sotto pressione in virtù di una tempesta quasi perfetta di fattori ben noti, tra cui il rallentamento cinese, il crollo dei prezzi delle commodity e il tightening della Fed. Con il dispiegarsi di tali fattori, gli indici azionari dei mercati emergenti hanno sottoperformato i corrispondenti mercati sviluppati non-Usa per cinque anni di fila. A questo punto i prezzi di mercato già riflettono adeguatamente tali rischi. “Gli emergenti sovraperformeranno nel 2016, specialmente nella seconda metà dell’anno. Prevediamo comunque che dovrà verificarsi ancora qualche altra “bomba” prima che il sentiment si stabilizzi”, conclude Lafferty.