Orcel apre al rilancio su Banco Bpm, ma detta i tempi. Ecco come Unicredit può fare doppietta Italia+Germania
Andrea Orcel, ceo di Unicredit, apre a un possibile rilancio su Banco Bpm, ma non ha fretta. Prima di modificare le condizioni il numero uno di Piazza Gae Aulenti vuole aspettare marzo. Intanto sul mercato impazzano le stime sull’entità del rilancio, dato ormai per certo.
Niente fretta, ecco i tempi dettati da Orcel
Il banchiere romano, che nel giro di pochi mesi ha orchestrato prima l’operazione Commerzbank e poi l’Ops su Banco Bpm, deve fare i conti con le barricate alzate sia da Francoforte che da Piazza Meda, con il cda di quest’ultima che ha bollato come inadeguato il prezzo offerto che attraverso uno scambio azionario valuta Bpm 10,1 miliardi.
Ieri Orcel è intervenuto nella call “M&A: What’s next” di Bank of America. Stando a quanto riferito dall’agenzia Radiocor, il numero uno di Unicredit ha puntualizzato che l’Ops annunciata 10 giorni fa ha comunque un premio del 15-20% sui corsi di Borsa di Bpm precedenti l’Opa su Anima e dei rumor sul consolidamento. Elemento cruciale, ribadisce Orcel, è il ritorno sull’investimento, che dovrà essere sopra il 15% e per valutare un eventuale rilancio bisognerà esaminare i risultati di fine anno di Banco Bpm, nonché l’esito dell’Opa su Anima. “Se sarà possibile fare meglio lo valuteremo”, le parole che aprono di fatto a un rilancio ma solo dopo i numeri 2024 dell’istituto guidato da Giuseppe Castagna, ossia tra circa tre mesi, a febbraio. Tempi ancora più lunghi per il dossier tedesco. Orcel vede passare un annetto dopo l’insediamento del prossimo governo a Berlino, quindi il discorso potrebbe slittare addirittura al 2026 inoltrato.
Unicredit sprinta in Borsa
La reazione odierna è di un leggero riallineamento dei corsi in Borsa: Unicredit sale del 2,5% e Banco Bpm solo dell’1%, con il mercato che vede un po’ sgonfiarsi le attese di un rilancio in tempi brevi e interpreta anche le parole di Orcel come un tentativo di far intendere che il rilancio non sarà così consistente come forse il mercato immagina.
Tra gli analisti impazza intanto il toto-rilancio. Ieri Intermonte ha ipotizzato un rilancio in contanti da 3,7 miliardi, con il passaggio quindi da Ops a Opas. Una mossa che Unicredit si può permettere a maggior ragione se l’operazione Commerz va in freezer per un bel po’. Gli analisti non escludono però contromosse da arte di Piazza Meda, a partire da una fusione amichevole con Banca Mps, tra i titoli più caldi nell’ultima settimana anche alla luce dei movimenti di Caltagirone che si è portato oltre il 5%. In settimana anche Deutsche Bank aveva sottolineato come l’ipotesi di un rilancio è molto concreta affermando come le ultime operazioni di M&A in Italia hanno visto premi iniziali medi del 20% per poi arrivare al 40% con i rilanci.
S&P ritiene che l’esito dell’Ops su Bpm rimane altamente incerto «e dipende da diversi fattori, tra cui le reazioni dei vari stakeholder», a partire da Crédit Agricole che ha il 9,2% di Bpm e tramite Amundi ha in essere accordi di distribuzione con UniCredit (in scadenza nel 2027).
Barclays: c’è spazio per fare sia Bpm che Commerz
Quello che sta emergendo con chiarezza è che Unicredit darà priorità alla campagna di rafforzamento in Italia, con l’operazione Commerz destinata a non sovrapporsi con quella di Banco Bpm, almeno nelle prime fasi. “Le tempistiche tecniche dei due potenziali accordi sono tali che è improbabile che si svolgano in parallelo – sottolineano oggi da Barclays – . Dopo le elezioni tedesche di fine febbraio e dopo la possibile coalizione formata in Germania, Unicredit avvierà le discussioni con il nuovo governo e non si aspetta di fare alcuna mossa prima dell’autunno-inverno 2025. A partire dall’annuncio della sua offerta, il normale processo di M&A richiederà 9 mesi. Quindi, solo verso il terzo trimestre del 2026 l’integrazione di Commerz potrebbe iniziare. A quel punto, se il lancio dell’offerta su Bpm avrà successo e seguirà la tempistica indicata da Unicredit, si potrebbe essere già nel secondo anno del processo di integrazione.
Barclays, che ha rating overweight su Unicredit con target a 47,80 euro, ritiene che se l’affare Banco Bpm non dovesse andare in porto potrebbero esserci altre alternative in Italia e nel breve-medio periodo il business di Unicredit potrà crescere organicamente in Italia.