Bce: Pmi servizi frena, Lagarde “ascolterà” i mercati su maxi-taglio?
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Per la prima volta da gennaio, il settore dei servizi, che finora ha sostenuto l’economia complessiva della zona euro, sta iniziando a contrarsi. Il dato finale di novembre sui dati Pmi della zona euro (in particolare il dato servizi in contrazione e peggiore delle attese) consegna questo chiaro messaggio sullo stato di salute dell’economia della zona euro e suona un campanello d’allarme per la Banca centrale europea (Bce).
Proprio come era successo nei mesi scorsi, questo dato anticipatore torna a rappresentare un importante ago della bilancia per le scelte di politica monetaria che proprio la prossima settimana (il 12 dicembre) il consiglio direttivo della Bce è chiamato a prendere.
E le scommesse del mercato su un maxi-taglio da parte di Lagarde & co tornano in primo piano, ma la partita resta ancora aperta.
Pmi sotto quota 50
Focus sui mercati sulla pubblicazione del dato finale di novembre degli indici Pmi servizi in calo e sotto le attese in Europa. Nel mese di novembre, l’economia dell’eurozona scivola di nuovo in contrazione. In particolare, l’indice HCOB Pmi dell’attività terziaria dell’Eurozona è sceso sotto la soglia critica di 50, toccando quota a 49,5 dai 51,6 di ottobre. Si tratta del valore minimo in 10 mesi.
Le tre principali economie dell’eurozona (Germania, Francia e Italia) hanno tutte registrato contrazioni dell’attività a metà dell’ultimo trimestre 2024. Il resto dei paesi dell’eurozona i cui dati PMI Compositi sono disponibili (Irlanda e Spagna) hanno indicato espansioni, con la prima che ha registrato la crescita più forte della produzione in due anni e mezzo.
Come sottolinea Gianni Piazzoli, Chief Investment Officer di Vontobel Wealth Management SIM, la lettura finale dei Pmi Servizi per l’eurozona conferma che la debolezza del contesto economico, già evidente da tempo nell’industria, si sta propagando al terziario. Il dato aggregato dell’eurozona entra in territorio di contrazione (<50) per la prima volta da dicembre dell’anno scorso, e solo la Spagna, tra i Paesi principali, resta in espansione. Per il resto si conferma il momento particolarmente debole per la Francia, mentre la delusione maggiore rispetto alle aspettative è quella sull’Italia.
Bce in difficoltà, meglio considerare un’attenta riduzione di 25 punti base?
“La Banca Centrale Europea (BCE) è in difficoltà. L’economia sta soffrendo e ha realmente bisogno di supporto monetario. L’inflazione tuttavia resta ostinatamente alta, come si evince dai significativi aumenti salariali del terzo trimestre. Perciò il 12 dicembre, la Bce potrebbe evitare un aggressivo taglio dei tassi e considerare invece una attenta riduzione di 25 punti base”, commenta Cyrus de la Rubia, chief economist presso la Hamburg Commercial Bank.
L’economista entra più nel dettaglio dei dati pubblicati oggi: “Per la prima volta da gennaio, il settore dei servizi, che finora ha sostenuto l’economia complessiva, sta iniziando a contrarsi. Questa è una cattiva notizia per le prospettive totali di crescita, soprattutto perché l’indebolimento si è registrato nelle tre economie principali“. Le ragioni di questo declino generale? Secondo Cyrus de la Rubia potrebbe essere dovuto all’incertezza dei consumatori, alimentata dai problemi politici sorti in Germania e Francia e dalla minaccia di guerre commerciali dovute all’elezione di Donald Trump negli Stati Uniti. La nostra previsione del Pil a brevissimo termine, che tiene conto dei dati Pmi insieme ad altri indicatori, si aspetta una stagnazione nel trimestre finale del 2024.
“In Europa, i Pmi Servizi sono confermano che il contagio della debolezza dal settore manifatturiero ai servizi è ormai una realtà. Il terziario entra in contrazione per la prima volta da dicembre 2023, con però segnali allarmanti sui prezzi. S&P scrive che la stagflazione è un termine abbastanza sgradito, soprattutto per la banca centrale, eppure è quello che sta colpendo l’eurozona in questo momento. Se l’economia ha iniziato a contrarsi, gli indicatori Pmidei prezzi sono saliti per il secondo mese consecutivo”, rimarca ancora Gianni Piazzoli di Vontobel Wealth Management SIM. L’inflazione è principalmente alimentata dal terziario, ma con l’indebolimento dell’euro c’è il rischio che anche i prezzi di importazione inizino a salire nei mesi a venire.
L’economia sta soffrendo e ha realmente bisogno di supporto monetario. L’inflazione tuttavia resta ostinatamente alta, come si evince dai significativi aumenti salariali del terzo trimestre. Perciò il 12 dicembre, la Bce potrebbe evitare un aggressivo taglio dei tassi e considerare invece una riduzione di 25 punti base (al momento prezzati 28 bps).
Mercato e l’idea del jumbo cut
Dati che mettono di buon umore le Borse europee che viaggiano in rialzo, Piazza Affari compresa. E questo perché i mercati accarezzano l’idea di un “jumbo cut”, con un potenziale annuncio da parte della Bce di un maxi-taglio da 50 punti base nella riunione della prossima settimana per dare un sostegno all’economia.
Intanto, prima della pubblicazione del dato erano arrivate le dichiarazioni del governatore della banca centrale austriaca e membro del board Bce, Robert Holzmann. In un’intervista pubblicata sul quotidiano Oberoesterreichische Nachrichten, Holzmann ha discusso della possibilità di un ulteriore taglio dei tassi da parte della Bce e della debolezza dell’economia. Ha anche analizza come l’insediamento di Donald Trump potrebbe influenzare l’inflazione nell’eurozona.
In vista dell’ultima riunione del 2024 ha detto: “Allo stato attuale dei dati, penso sia ipotizzabile una riduzione di 0,25 punti percentuali, non di più. Ma questo punto non è ancora deciso. Come sempre, i dati saranno cruciali”. Sul fronte Trump e inflazione ha, invece, precisato: “Il presidente americano appena eletto getta un’ombra sull’inflazione in Europa”.