Nuova primavera per i corporate bond: italiana a caccia di porti sicuri per gli investimenti
Corporate bond, mon amour. E’ una specie di momento magico, con una domanda effervescente sia da parte dei risparmiatori, frustrati dai rendimenti dei titoli di Stato molto compressi sia da parte degli istituzionali, alla ricerca di un modo di diversificare gli investimenti sul reddito fisso per questa tipologia di investimento. Persino sul versante dei fondi comuni è emersa una maggiore vivacità rispetto al passato proprio su quei prodotti obbligazionari specializzati sui corporate bond. L’emissione di obbligazioni societarie sta così conoscendo una nuova primavera.
Magari siamo ancora lontani dai volumi pre-crisi: nel 2006, ad esempio, sul mercato italiano erano stati emessi titoli di debito per 134 miliardi, cifra che era scesa a 91 nel 2007 e che aveva segnato un ulteriore calo, di un quarto, nel 2008. Non a caso alla fine della scorsa settimana, l’ad di Eni Paolo Scaroni ha sottolineato con forza che il mercato italiano è generoso e non è certo la liquidità che manca. E dalle parole passiamo subito ai fatti: secondo fonti finanziarie ieri primo giorno di offerta del Bond Eni sarebbe stato collocato oltre un miliardo di euro. Si tratta di un risultato al di sopra di ogni aspettativa se si considera che il valore dell’emissione, estendibile fino a 2 miliardi in caso di eccesso di domanda. Un’estensione che ad oggi appare essere quasi obbligata.
Sul perché piace tanto questa forma di investimento il motivo è semplice: oggi non si vogliono correre rischi. Neanche il tempo di superare lo shock della triade Parmalat-Cirio-Argentina, e per i risparmiatori italiani è arrivata la mazzata dei mutui subprime seguita dall’onda lunga della crisi globale che ha messo in ginocchio l’intero modello capitalistico. Inevitabile è stata la fuga dalla finanza da parte di un Paese, il nostro, che già di suo non ha mai dimostrato grande feeling con quel mondo.
La fotografia è nei numeri dell’ultimo aggiornamento dell’indagine “Multifinanziaria retail market” realizzata da Gfk-Eurisko e relativa a gennaio 2009 con prime proiezioni sui mesi successivi. La rilevazione sul campione rappresentativo dice che il 70% degli italiani si colloca tra l’area del distacco e dell’uso basico degli strumenti finanziari e quella della scarsità di risorse economiche disponibili. Ma puntare sulle obbligazioni corporate resta una strada battuta anche in un momento difficile come quello attuale.