Numeri disastrosi industria confermano recessione, lo spread reagisce subito

Nuova ennesima doccia fredda dal fronte macroeconomico dell’Italia: gli ultimi dati sull’industria diramati dall’Istat sono disastrosi.
Nel mese di dicembre il fatturato dell’industria ha segnato un tonfo, su base annua, del 7,3%, scivolando al minimo dal novembre del 2009. Il deterioramento dei fondamentali economici italiani è sotto gli occhi di tutti.
Probabilmente, se non sicuramente, il fatto che il dato si riferisca allo scorso dicembre porterà gli esponenti del governo M5S-Lega a ripetere quello che è diventato ormai il loro mantra: la manovra finanziaria non era stata ancora approvata, motivo per cui il peggioramento dell’economia non è opera delle scelte di politica economica adottate dai gialloverdi.
Così l’Istat commenta il dato sull’industria:
“A dicembre il fatturato industriale subisce una marcata diminuzione, sia in termini congiunturali sia su base annua. La flessione riguarda in maniera diffusa tutti i settori, ma è particolarmente ampia nel settore degli altri mezzi di trasporto, dove si confronta con un dato particolarmente positivo nell’anno precedente. La flessione congiunturale registrata nell’ultimo trimestre del 2018 è pressochè di pari entità sui mercati interno ed estero, anche se in termini di ordinativi è il mercato estero a segnalare una prospettiva più sfavorevole”.
“Con riferimento al fatturato corretto per gli effetti di calendario – si legge ancora – su base annua, tutti i principali settori di attività economica hanno registrato cali tendenziali. I più rilevanti sono quelli dei mezzi di trasporto (23,6%), dell’industria farmaceutica (-13%) e dell’industria chimica (-8,5%)”.
Lo spread BTP-Bund rialza la testa mentre il Ftse Mib accelera al ribasso: sui mercati finanziari, il peggioramento scatta subito dopo le ore 10, a seguito dei dati diffusi dall’Istat.
Dati che hanno messo in evidenza, oltre al fatturato, anche gli ordini all’industria, che sono crollati a dicembre del 5,3% su base annua.
I tassi sui bond governativi italiani sono saliti subito, in media, di 5-6 punti base. Su base decennale, lo spread si è ampliato di 10 punti base circa, salendo fino a quota 273. I buy sui Bund hanno fatto invece precipitare i tassi decennali tedeschi al valore più basso dall’ottobre del 2016, fino allo 0,09% circa.
La velocità con cui i sell sono scattati sia a Piazza Affari che sui BTP conferma come gli investitori di tutto il mondo siano attenti a qualsiasi notizia che riguardi l’Italia e che confermi lo stato di recessione tecnica in cui è scivolata.
Tutto questo, mentre si avvicinano i giorni in cui le tre sorelle del rating Fitch, Moody’s e Standard&Poor’s annunceranno i rating sul debito italiano e mentre, tra l’altro, si torna a parlare della necessità che il governo lanci una manovra correttiva.
“In un contesto di bassa crescita e di rischi di possibili downgrade, insieme alle preoccupazioni sulla sostenibilità del debito che potrebbe riaffacciarsi tra gli investitori, facciamo fatica a intravedere un margine di rialzo consistente per i BTP – hanno scritto in una nota riportata da Bloomberg Fabio Balboni e Chris Attfield, strategist di HSBC Holdings – Il deficit potrebbe arrivare a salire fino al 3% del Pil, o anche oltre, e tale fattore potrebbe rimettere l’Italia in rotta di collisione con Bruxelles”.
Una tale prospettiva, se l’Italia tornasse a essere rimbrottata dall’Ue, potrebbe alimentare anche nuovi botta e risposta tra Roma e Parigi visto che, con il pacchetto di misure che il presidente francese Emmanuel Macron ha annunciato lo scorso dicembre per andare incontro alle richieste dei gilet gialli, il deficit-Pil della Francia è dato già a un livello ben superiore al 3%.