Non solo spread e Cds, due punti del contratto di governo fanno tremare le banche
Nuova giornata di passione per le banche a Piazza Affari. Le vendite hanno di nuovo fatto capolino sui titoli del settore in concomitanza con la nuova impennata dello spread Btp Bund, salito oggi in area 163 punti base, nuovi massimi da dicembre 2017. Il differenziale di rendimento Italia-Spagna (BTp-Bonos) è addirittura ai massimi da inizio 2012, vicino agli 80 punti base.
L’aumento del rischio Italia è testimoniato anche dal balzo dei credit default swap su debito a 5 anni, salito a 112 punti base.
Banche, ecco i punti dai contorni poco chiari del contratto di governo
Su Piazza Affari e in particolare sulle banche pesano le posizioni euro scettiche di M5S e Lega, ma gli investitori stanno soppesando anche le indicazioni presenti nella versione finale del Contratto di governo. “Oltre alla speculazione tipica del settore e all’effetto derivante dai BTp nei bilanci delle banche, a condizionare il comparto sembrano essere anche alcuni punti del programma di governo dai contorni non ben definiti”, rimarca Vincenzo Longo, market strategist di IG, che nel dettaglio indica due punti chiave:
– la revisione della regolamentazione, con separazione di ruoli tra banca commerciale e banca d’investimento;
– l’allungamento dei tempi in merito al recupero dei crediti deteriorati, aspetto questo che va in direzione contraria a quanto fatto dal governo negli ultimi anni. Questo aspetto è tutt’altro che trascurabile dato che gli eventuali NPL resterebbero per più tempo in pancia alle banche, oltre che a ridurre l’appeal del mercato su tali crediti deteriorati viste le difficoltà di riscossione.
Nella versione definitiva del contratto di governo arrivata oggi si parla di ricorso appropriato e limitato al deficit, mentre scompare la richiesta di escludere i BTP che sono stati acquistati dalla Bce nell’ambito del programma di Quantitative easing dal calcolo del debito pubblico. Il leader del M5S, Luigi Di Maio, ha sottolineato che l’obiettivo è comunque quello di ridurre il debito pubblico che è aumentato in questi anni nonostante le politiche di austerity.
Anche il caso Mps (giù del 3,5% oggi) sta preoccupando l’intero settore. Nel capitolo della bozza del contratto di governo M5S-Lega dedicato alla Tutela del Risparmio si parla di Mps con l’intento di procedere a una “ridefinizione della mission e degli obiettivi dell’istituto di credito in un’ottica di servizio”.
Oggi cali massicci: -7,8% per Ubi, oltre -6% per Banco BPM e Bper
Oggi l’indice Ftse Mib ha chiuso con un calo dell’1,48% a quota 23.449 punti. In affanno soprattutto Banco Bpm e Bper con cali superiori al 6%, peggio ha fatto Ubi Banca (-7,85%). Sotto pressione anche le big Unicredit (-2,77%) e Intesa Sanpaolo (-2,45%). Paga dazio tutto il settore finanziario con Poste Italiane in calo del 3,45%.
Fuori del comparto bancario, tra le big di Piazza Affari spicca anche la debolezza di Enel (-1,7% a 4,89 euro), tra i titoli maggiormente esposti al rischio legato all’innalzamento del costo del debito. Inoltre Goldman Sachs oggi ha tolto il titolo dalla propria conviction Buy list indicando il rischio che il nuovo governo M5S-Lega spinga verso a una discesa dei prezzi dell’energia elettrica in Italia.