Non solo Cina, caso Glencore mette nuovamente le commodity sotto stress
E’ stato un inizio di settimana decisamente turbolento per le commodity in scia ai nuovi segnali di allerta in arrivo dalla Cina con i profitti industriali scesi dell’8,8% ad agosto, peggior riscontro degli ultimi 4 anni. A preoccupare gli investitori è poi la difficile situazione di Glencore, il colosso anglo-svizzero delle commodity che ieri ha segnato un calo record di quasi il 30% sulla Borsa di Londra sui timori della necessità di nuove misure per appianare il debito del gruppo. Da inizio anno Glencore ha ceduto i tre quarti del proprio valore.
Commodity giù del 50% dai picchi del 2011
Il Bloomberg commodity index, uno degli indici più utilizzati come riferimento dell’andamento delle materie prime, a settembre ha ceduto oltre il 4% e segna un saldo negativo di oltre il 27% negli ultimi 12 mesi. Dai picchi storici del 2011 le commodity hanno segnato un tonfo di ben il 50%.
Il Bloomberg commodity index, uno degli indici più utilizzati come riferimento dell’andamento delle materie prime, a settembre ha ceduto oltre il 4% e segna un saldo negativo di oltre il 27% negli ultimi 12 mesi. Dai picchi storici del 2011 le commodity hanno segnato un tonfo di ben il 50%.
In affanno quest’anno soprattutto i metalli industriali più sensibili alla domanda proveniente dalla Cina con il rame tornato nei pressi dei minimi a sei anni toccati il mese scorso.
Caduta Glencore acuisce timori su materie prime
A far scattare ieri le vendite su Glencore è stato l’alert degli analisti di Investec che ritengono che con il perdurare dei prezzi bassi delle materie prime “quasi tutto il valore del patrimonio netto della Glencore svanirebbe in assenza di una sostanziale ristrutturazione del debito”. Il colosso minerario guidato dal miliardario Ivan Glasenberg ha già apportato un programma da 10 miliardi di dollari per la riduzione del debito che comprende anche una ricapitalizzazione e l’annullamento del dividendo. Anche Goldman Sachs ha detto settimana scorsa che i recenti passi della Glencore per ridurre il debito e rafforzare il suo bilancio non sono sufficienti.
A far scattare ieri le vendite su Glencore è stato l’alert degli analisti di Investec che ritengono che con il perdurare dei prezzi bassi delle materie prime “quasi tutto il valore del patrimonio netto della Glencore svanirebbe in assenza di una sostanziale ristrutturazione del debito”. Il colosso minerario guidato dal miliardario Ivan Glasenberg ha già apportato un programma da 10 miliardi di dollari per la riduzione del debito che comprende anche una ricapitalizzazione e l’annullamento del dividendo. Anche Goldman Sachs ha detto settimana scorsa che i recenti passi della Glencore per ridurre il debito e rafforzare il suo bilancio non sono sufficienti.
Glencore presenta un business a metà tra negoziazione e trasporto di materie prime e trading sulle stesse. “Quest’ultimo fattore sta esercitando un impatto ribassista sulle commodity – rimarcano gli analisti di MPS Capital Service – sul timore di vendite diffuse su scala globale alimentate proprio dalla percezione di difficoltà da parte di Glencore, con conseguente effetto sulle aspettative di inflazione”.
Titolo tenta recupero, Citi dice buy
Oggi il titolo Glencore segna un tentativo parziale di recupero salendo dell’8% a Londra grazie anche alle indicazioni arrivate da Citigroup che conferma buy sul titolo ritenendo esagerato il movimento ribassista del mercato. Citi ritiene che Glencore abbia ancora diverse armi a disposizione per arginare l’elevato debito tra cui la vendita di asset o, nel caso si estendessero le perdite del titolo, il management potrebbe decidere di togliere dal mercato la società.
Oggi il titolo Glencore segna un tentativo parziale di recupero salendo dell’8% a Londra grazie anche alle indicazioni arrivate da Citigroup che conferma buy sul titolo ritenendo esagerato il movimento ribassista del mercato. Citi ritiene che Glencore abbia ancora diverse armi a disposizione per arginare l’elevato debito tra cui la vendita di asset o, nel caso si estendessero le perdite del titolo, il management potrebbe decidere di togliere dal mercato la società.