Mps-UniCredit e la data probabile della fine dell’Odissea bancaria. Siena si ribella, appello a Draghi anche dall’arcivescovo
Il giorno clou per UniCredit e Mps potrebbe essere il prossimo 27 ottobre. E’ quanto scrive oggi il Sole 24 Ore, ricordando che potrebbe essere quello il giorno in cui il cda di Piazza Gae Aulenti si riunirà per approvare la trimestrale della banca, in anticipo rispetto alla data inizialmente fissata al 10 novembre.
Potrebbe dunque essere quello il giorno in cui il mercato capirà finalment l’esito dell’Odissea bancaria che va avanti da un anno circa, tra rumor e annunci.
“Stando a quanto trapela dal tavolo negoziale cui siedono gli advisor finanziari e legali di UniCredit, del Mef e di Mps – si legge nell’articolo del Sole – lo schema di massima dell’operazione è stato individuato. Dopo la due diligence sui conti chiusa a metà settembre, la banca paneuropea guidata dal ceo Andrea Orcel ha posto condizioni ben precise che riguardano il perimetro delle attività da rilevare (con esclusione degli sportelli nelle aree di sovrapposizione), il trasferimento allo Stato del contenzioso legale e dei crediti deteriorati e in via di deterioramento (stage2)”.
A questo punto la risposta la dovrà dare lo Stato, nelle sue vesti di azionista di maggioranza (detiene il 64% del capitale). Non si potrà dire che il governo Draghi non abbia fatto il possibile per corteggiare il banchiere Orcel, visto l’imponente regalo di Stato assicurato con la trasformazione delle DTA in crediti di imposta.
Lo Stato dovrà sondare allo stesso tempo il terreno della Commissione Ue che, a sua volta, dovrà esprimersi sulla fattibilità dell’operazione e sulla non violazione delle norme sugli aiuti di Stato.
“Una decisione tutta politica – richiederà anche un passaggio parlamentare – che il Governo, per evitare contaminazioni da propaganda elettorale tra i vari partiti politici, ha ritenuto di rinviare in una fase successiva al voto amministrativo del 3-4 ottobre (con possibili code ai ballottaggi del 17 e 18 ottobre).
Le prossime settimane saranno cruciali per capire il futuro del Monte di Stato e, visto il cordone ombelicale che unisce la banca al territorio, anche il futuro di Siena.
Sul fronte Piazza Gae Aulenti, l’AD di UniCredit Andrea Orcel è chiamato dai mercati non solo a dare chiarimenti sul dossier senese ma anche a presentare il nuovo piano industriale della banca che, sempre secondo Il Sole 24 Ore, dovrebbe essere presentato alla fine di novembre.
In questi ultimi giorni tuttavia si è tornato a parlare anche della possibilità di un piano alternativo a quello di UniCredit, che porta un nome ben preciso: piano Isacco, che prevede che il Mef, maggiore azionista di Mps che non vede l’ora di sbarazzarsi della sua quota, ceda ai creditori le proprie azioni.
Accettando le azioni del Mef, i creditori diventerebbero azionisti di una banca ormai scevra dall’annoso problema dei guai legali, che in tutto ammontano a ben 10 miliardi di euro: una banca dunque sicuramente più appetibile, allegerita da quelle cause legali, che potrebbe a quel punto interessare non più soltanto a UniCredit. E che potrebbe magari dare davvero il via a un terzo polo bancario in Italia. Una banca dunque non più costretta ad accettare condizioni dall’alto, ma con una nuova capacità decisionale propria acquisita e dunque anche un maggior potere contrattuale.
Intanto contro il piano UniCredit si è fatta sentire nelle ultime ore proprio la diretta interessata, ovvero la città di Siena:
Così il sindaco di Siena Luigi De Mossi parlando con i giornalisti in merito a Mps a margine del consiglio comunale monotematico dedicato alla banca senese, con diverse dichiarazioni che hanno visto in primo piano anche l’arcivescovo.
Le sue dichiarazioni sono state riportate dall’agenzia Ansa:
“Siamo a fine corsa. Non vorrei che una volta ricadute le polveri della campagna elettorale per le Suppletive ci trovassimo davanti a qualcuno che dice ‘è già stato fatto tutto’. Siamo qui oggi a operare per tenere il dossier ancora aperto sul tavolo; spero che non sia già stato chiuso. Draghi è una delle poche persone che riesce a mettere d’accordo tutti. Spero riesca a mettere d’accordo anche la Bce e le nostre istituzioni”.
Mossi ha auspicato “una soluzione che sia non penalizzante per la nostra città, la nostra provincia, la nostra regione e per tutti i lavoratori, l’indotto e il marchio Monte dei Paschi di Siena”, rendendo noto che il consiglio comunale ha approvato all’unanimità una mozione in cui la città rinnova “un nuovo e solenne appello al presidente del Consiglio dei ministri e a tutti i dicasteri coinvolti ed interessati dall’operazione”.
Il documento impegna il sindaco Luigi De Mossi a chiedere “un incontro per esplorare tutte le possibili soluzioni con un passaggio in Parlamento, valutando, anche, l’eventuale ipotesi di rinviare l’operazione di privatizzazione fin quando la Banca e la comunità senese non saranno effettivamente tutelate”.
De Mossi ha anche chiesto “strategie diverse, in grado di tutelare e non sacrificare la banca più antica del mondo con scelte forse affrettate e irreversibili“.
Presente al consiglio comunale anche l’arcivescovo, il cardinale Augusto Paolo Lojudice.
“Spero che si trovi una soluzione ragionevole che non metta a repentaglio posti di lavoro, sarebbe un colpo di accetta gravissimo per una città e per una provincia. Ci auguriamo che chi deve decidere sia illuminato e che il contesto del governo comunale dia il suo contributo serio, fattivo, concreto e che metta sull’attenti chi sarà chiamato a decidere. Non voglio ipotizzare nulla anche perché non mi compete, mi auguro solo che non prevalga un mero interesse commerciale e economico”.