MPS: il Monte di “Stato” travolto da richieste danni per 800 milioni e da nuovi diktat Bce
Quasi un miliardo: esattamente 800 milioni di euro. I soci di Mps ora bussano al “Monte di Stato” – dopo il via libera della Bce, che ha certificato lo scorso 10 agosto l’ingresso dello Stato nel capitale con una quota del 53,4% – e chiedono un risarcimento per il crollo delle azioni.
Non solo: dopo otto mesi di ispezione sul portafoglio crediti di Mps, la Bce ha reso noto di prevedere altre rettifiche per un valore di 250 milioni di euro nonostante gli oltri 4 miliardi di euro di rettifiche operate in vista della cessione dell’intero portafoglio delle sofferenze.
Dalla semestrale di Mps emerge che le richieste di risarcimento danni da parte di quelli che sono ormai ex azionisti sono più che raddoppiate rispetto ai 396 milioni di euro che risultavano a fine 2016.
Osservata speciale per mesi nelle lunghe trattative che hanno visto da una parte il governo italiano e dall’altra il blocco UE-Bce, Mps ha ricevuto alla fine l’ok per essere salvata dallo Stato attraverso un processo di ricapitalizzazione precauzionale. Azionista di maggioranza a tutti gli effetti, ora lo Stato punta a una partecipazione nella banca senese del 70%, mentre il mercato attende il ritorno in Borsa del titolo.
L’iniezione di capitale che ha permesso la sopravvivenza di Mps è arrivata attraverso un assegno da 3,85 miliardi di euro staccato di fatto dai contribuenti italiani, che ha permesso allo Stato di assumere appunto il controllo di Mps con una partecipazione del 53,5%, e con altri 4,5 miliardi raccolti attraverso la conversione in azioni dei titoli detenuti dagli obbligazionisti subordinati, nell’ambito del procedimento di burden sharing, ovvero condivisione degli oneri.
Ma intanto, in attesa del ritorno del titolo in Borsa, giudizi positivi sulla semestrale sono arrivati nelle ultime ore dagli analisti di Equita e Banca Imi.
In particolare, nel commentare il bilancio, Equita ha messo in evidenza che, “nonostante il calo del margine di interesse su base trimestrale, pari a -2,5%, e a dispetto delle commissioni cresciute meno del previsto e degli accantonamenti a perdite superiori alle stime, la perdita riportata venerdì da Banca Mps per il secondo trimestre 2017 (pari a 3,2 miliardi di euro) è stata migliore del previsto grazie alla plusvalenza da 530 milioni di euro legata alla vendita del merchant acquiring delle carte di credito”.
Gli esperti di Banca Imi hanno apprezzato “il dato positivo del Cet 1 (coefficiente patrimoniale pari al 15,4% grazie alla ricapitalizzazione precauzionale da parte dello Stato) e il mix di fonti di finanziamento, nonostante la componente corporate sia ancora piuttosto costosa e volatile”.