Mps-Mediobanca: “la strana coppia” che suscita i dubbi degli analisti. Barclays vede volatilità

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Con l’Ops di Mps su Mediobanca annunciata venerdì scorso il risiko bancario ha preso una nuova strada che da Siena va a Milano. Si attende ora la risposta ufficiale di Piazzetta Cuccia, con il Consiglio di amministrazione che dovrebbe tenersi già nella giornata di domani. Un deal “benedetto” dal governo che ha definito l’offerta come un’“operazione di mercato”, mentre in una lettera ai dipendenti il ceo di Mediobanca, Alberto Nagel, ha parlato di un’offerta non concordata, quindi di fatto deal ostile.
E mentre il mercato mantiene gli occhi puntati su ogni sviluppo della potenziale operazione, gli analisti ribadiscono i loro dubbi. Come quelli di Equita che già post annuncio avevano espresso le loro perplessità in termini di premio e di sinergie. C’è poi Barclays che vede una certa volatilità per i due titoli.
Barclays, volatilità per Mps e Mediobanca
Anche il mercato resta alla finestra: a Piazza Affari il titolo Mediobanca, dopo il balzo di venerdì, si muove in lieve rialzo dello 0,15% a 16,495 euro. Ancora in flessione il titolo Mps che cede circa lo 0,9% a 6,434 euro.
In un report che porta la data di oggi Barclays si attende che le azioni delle due banche resteranno volatili nel medio termine, in attesa di maggiore chiarezza sull’operazione e sulla strategia intorno a Mediobanca. In particolare, gli analisti confermano il rating overweight su Mps perché vedono spazio per un ritorno del capitale in tutti gli scenari, e restano posizionati sulla raccomandazione equal-weigh per quanto riguarda Piazzetta Cuccia.
Considerando la complementarità dei business dei due istituti, i driver per la creazione di valore e in generale la strategia di Mps su Mediobanca non appaiono ancora chiari. “L’uso delle Dta di Mps potrebbe accelerare, e la capacità di distribuzione del capitale potrebbe migliorare dando vita a un’entità più grande – spiegano da Barclays – ma Mps potrebbe ottenere questo obiettivo con qualsiasi target” (su cui le sinergie potrebbero essere più evidenti).
Ma quale potrebbe essere il “read across” per gli altri attori in campo? Secondo Barclays, “i collegamenti più diretti di questo potenziale accordo sono su BancoBpm/UniCredit“. “In una nota recente, abbiamo indicato che Banco avrebbe potuto prendere in considerazione una fusione con Mps, come parte di una strategia difensiva contro l’offerta di UniCredit, ma ora questo scenario ci sembra irrealistico – spiega il broker -. Potrebbero esserci impatti anche su Anima, in relazione alla volontà di Siena di continuare a distribuire i loro prodotti. Potrebbe esserci anche un read across su Generali, con Mps che presumibilmente starebbe considerando di collaborare con loro dopo la risoluzione della jv con Axa(Generali presenta il suo nuovo piano il 30 gennaio e il suo Consiglio di amministrazione verrà rinnovato ad aprile, ovvero prima che scada l’offerta Mediobanca da parte di Mps)”.
Restano i dubbi degli analisti di Equita
C’è chi li definisce una “strana coppia”. Effettivamente, i due protagonisti non potrebbero essere più diversi. Da una parte Mps che ricorda di “essere la banca più antica al mondo”, ma che è sopravvissuta grazie ai salvataggi del Governo. Dall’altra Mediobanca, meglio conosciuta come investment bank, un tempo era la sede del potere della finanza italiana attraverso la sua fitta rete di partecipazioni incrociate. Sotto la guida dell’attuale amministratore delegato Alberto Nagel si è evoluta verso l’attività di consulenza e gestione patrimoniale nel senso più stretto, pur mantenendo tra gli asset principali una quota importante in Generali.
Altri ancora, come Chris Hughes di Bloomberg, guardando nel complesso alla vicenda scrivono che “l’M&A bancario italiano prende un’altra piega machiavellica”. “Niente è mai esattamente come sembra nella finanza italiana. L’approccio da 13,3 miliardi di euro di Mps per Mediobanca è molto più di un semplice tentativo di creare una grande banca italiana numero 3. Ma una cosa è esattamente come appare: l’accordo proposto ha dubbie attrattive per gli azionisti ordinari di Mediobanca”, segnala l’esperto dell’agenzia stampa Usa che per prima aveva anticipato l’Ops Mps-Mediobanca.
Intanto gli analisti di Equita Sim si mostrano ancora cauti. “Ribadiamo i rischi potenziali di ‘dis-sinergie’ che potrebbero comportare una diluizione delle caratteristiche distintive di Mediobanca, rendendo meno visibile l’effettiva creazione di valore”, commentano gli esperti. “Il progetto è innovativo e ambizioso – ammettano – ma continuiamo ad avere dubbi sull’integrazione di due realtà con modelli di business e culture aziendali molto differenti e sulla capacità di generare sinergie in modo efficace“.
Oltre ai dubbi sulla logica industriale del progetto, Equita si sofferma anche sul premio offerto che “per Mediobanca appare modesto (a sconto del -9% alla luce dei recenti movimenti di mercato), in particolare, considerando il ridotto appeal speculativo delle azioni Mps e l’assenza di una componente cash nell’offerta”. Al momento, Equita ha rivisto al rialzo il target price di Mediobanca del 4% a 18,6 euro “a seguito del mark to market della partecipazione in Generali”.
Generali, Leone di Trieste in evidenza
Non si guarda solo a Milano e Siena, ma anche a Trieste da Generali. Forse, soprattutto in quella direzione. Il titolo del big assicurativo sale oggi in Borsa, con molto esperti che indicano il Leone di Trieste il vero oggetto del desiderio a cui guardano sia Delfin della famiglia del Vecchio sia Francesco Gaetano Caltagirone. Oltre alle quote nella banca senese, rilevate lo scorso novembre, Delfin e Caltagirone risultano soci di spicco della stessa Mediobanca, che a sua volta è il principale azionista del Leone di Trieste, con il 13% del capitale.
Delfin, la holding della famiglia Del Vecchio, spicca con il 19,8% del capitale di Mediobanca, seguita dall’imprenditore romano che detiene il 7,76% del capitale. Delfin e Caltagirone figurano direttamente anche in Generali rispettivamente con il 9,9% e il 6,9%.
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