Mps approva il piano industriale, incorpora controllate e chiude 400 filiali. Utile a 630 milioni nel 2015. Ceduta Biver
Il Monte dei Paschi, dopo aver ricevuto il sostegno pubblico, ha approvato il piano industriale che prevede un utile netto di 630 milioni nel 2015 e uno sguardo deciso al contenimento dei costi. Il business plan prevede l’incorporazione delle controllate dell’istituto senese e la chiusura di 400 filiali con una riduzione complessiva del personale di oltre 4.600 dipendenti. Tagli che, a livello di contro economico, dovrebbero portare il rapporto cost/income al 58,5% nel 2015 e una riduzione dei costi operativi (da 3,5 miliardi di euro a 2,9 miliardi).
Il fronte più caldo è stato senz’altro quello patrimoniale con il Monte impegnato a trovare 3,2 miliardi di euro per soddisfare le richieste dell’EBA. Alla fine la scelta è caduta su un nuovo round di Tremonti Bond. L’istituto guidato da Viola e Profumo ha già avviato le procedure necessarie per ottenere l’emissione entro l’anno di 3,4 miliardi di euro di strumenti governativi, di cui 1,9 miliardi destinati al rimborso dei vecchi Tremonti Bond e 1,5 miliardi per colmare il gap patrimoniale calcolato dall’EBA.
Il Cda di Rocca Salimbeni ha poi convocato l’assemblea straordinaria degli azionisti per la delega per un aumento di capitale fino a 1 miliardo di euro entro 5 anni. Il Monte ha infine fatto sapere di aver avviato il test di svalutazione sull’avviamento al 30 giugno 2012 “che potrebbe comportare una svalutazione materiale degli avviamenti iscritti a bilancio”.
Nel piano, come era logico aspettarsi, è previsto un “pay-out conservativo”. Gli interessi sui Tremonti Bond, secondo i calcoli degli analisti, andranno a prendersi circa 300-350 milioni di euro di utili all’anno.
Tornando agli highlights finanziari del business plan, i ricavi dovrebbero mostrare una crescita media annua pari all’1%, mentre il ROTE è previsto al 7% nel 2015. Infine, come da attese, il Monte dei Paschi ha ceduto il 60,42% detenuto in Biverbanca alla Cassa di Risparmio di Asti per 203 milioni di euro. Il prezzo è soggetto ad aggiustamento, in aumento (fino a 223 milioni) o in diminuzione (minimo di 150 milioni), sulla base della variazione del patrimonio netto al 31 marzo 2012.