Mps, ricapitalizzazione: accordo con Ue. Banche venete e l’ipotesi Poste
Era già da alcuni giorni che si parlava ormai di un accordo imminente tra Roma e Bruxelles sul destino di MPS. E oggi, finalmente, l’annuncio è arrivato.
In una nota, la Commissione europea ha reso noto che è stato trovato un accordo di massima sulla ricapitalizzazione precauzionale della banca senese.
Mps: Ue dice sì, ma a certe condizioni
Via libera, dunque, all’ingresso dello Stato per salvare Mps, anche se la nota è chiara nel precisare che non ci sarà alcun aiuto di Stato.
Bruxelles ricorda che la normativa europea permette la “ricapitalizzazione precauzionale” e aggiunge che i capitali che lo Stato italiano inietterà in Mps non sono aiuti, visto che servono ad assicurare la continuità dell’istituto e non a dare una soluzione alla sua crisi.
Di fatto, una condizione sine qua non per l’approvazione del piano di ricapitalizzazione è stata proprio la solvibilità di Mps, come ammesso dalle autorità chiamate a studiare il caso.
L’accordo si definisce inoltre di principio in quanto devono essere soddisfatte alcune condizioni.
Intanto, ci deve essere la “conferma parallela della Bce”, visto che la banca centrale, attraverso la divisione capitanata da Daniele Nouy, è responsabile della supervisione delle principali banche europee, e dunque di Mps.
La Bce deve confermare che “Mps è solvibile” e che rispetta “i requisiti di capitale”.
Altra condizione è che il governo italiano deve ottenere formalmente una conferma “da parte degli investitori privati che sono intenzionati ad acquistare gli NPL (ovvero crediti deteriorati)” della banca.
“L’Italia dovrà notificare questo piano di ristrutturazione finale, inclusi gli impegni da parte delle autorità italiane su come intendono dare attuazione al piano. Su questa base, la Commissione prenderà la sua decisione formale”.
Vestager: accordo Mps, buona notizia per banche italiane
Margrethe Vestager, commissario Ue alla Concorrenza che ha trattato con il ministro delle Finanze Pier Carlo Padoan in merito alla questione, ha affermato che la soluzione “è positiva per Mps e per tutte le banche italiane“.
Con l’intesa, ha continuato Vestager, l’Italia potrà iniettare “capitali in Mps a titolo precauzionale e in linea con le regole Ue, limitando allo stesso tempo l’onere per i contribuenti italiani”, ha spiegato Vestager.
Nel comunicato che rende nota la decisione si legge chiaramente che:
“Le regole Ue, in particolare quelle relative alla Direttiva sulla ripresa e la risoluzione delle banche (BRRD), offrono la possibilità allo Stato di iniettare capitali in una banca solvibile, a condizione che alcuni criteri vengano osservati (la cosiddetta ricapitalizzazione precauzionale). L’aiuto di stato in questo contesto può essere erogato solo a titolo precauzionale (per prepararsi a possibili necessità di capitali di una banca che si materializzerebbero nel caso in cui le condizioni economiche dovessero peggiorare) e non scatena la risoluzione (bail-in) della banca. L’opzione delle ricapitalizzazione precauzionale per le banche solvibili in base alla direttiva BRRD è stata concordata tra i legislatori del Parlamento e del Consiglio europeo”.
Mps: azionisti e detentori bond al sicuro?
“Dal momento che una ricapitalizzazione precauzionale richiede l’utilizzo dei soldi dei contribuenti, le regole Ue sugli aiuti di stato si assicurano che i fondi pubblici vengano iniettati solo in una banca considerata redditizia nel lungo termine. Ciò richiede alla banca di affrontare una profonda ristruttutazione, allo scopo di mantenere la sua sopravvivenza nel lungo periodo. In più, lo Stato deve essere remunerato in modo sufficiente a fronte della sua iniezione di capitale e gli azionisti e i detentori di bond junior devono contribuire ai costi, per limitare l’ammontare versato dai contribuenti”.
A tal proposito,l’Unione europea apre all’opzione rimborso per gli azionisti e gli obbligazionisti junior retail, nel caso in cui siano stati vittime di operazioni di mis-selling, ovvero nel caso in cui abbiano acquistato azioni o bond junior senza avere la piena consapevolezza dei rischi, in quanto non adeguatamente informati.
Mps: rumor fusione banche venete
A questo punto il nodo da sciogliere per l’Italia è rappresentato dalle banche venete che rischiano il bail-in.
Tra le varie proposte e rumor, anche l’ipotesi di una loro fusione con Mps: un miraggio, come è stato definito da diversi esperti, che hanno così risposto all’idea dl leghista Luca Zaia.
Così si era espresso Zaia alla richiesta di 1 miliardo di euro di capitali privati avanzata dall’Unione europea a Veneto banca e Popolare di Vicenza:
“Basterebbe chiedere un miliardo, degli otto che ha avuto, al Monte dei Paschi. Chiedere ancora al mercato è un’utopia, è come affermare che le banche venete devono fallire”.
E comunque, di uno scenario nel genere si sarebbe parlato anche al G7 di Taormina. Bocciatura dell’ipotesi da parte degli analisti di Equita, che in merito all’ipotesi di una ricapitalizzazione precauzionale solo per Bpvi e di una fusione tra Veneto Banca e Mps, hanno detto chiaramente che “ci sembra la soluzione più complicata,perché aggiungerebbe un rischio esecuzione al rilancio di Mps”.
Per Equita una soluzione più facile da attuare potrebbe essere quella di un ulteriore impegno da parte di Poste Italiane.
“L’intervento avverrebbe attraverso Poste Vita utilizzando, quindi, le riserve tecniche: 115 miliardi”.