Notizie Notizie Italia Bankitalia, Visco: alert debito. NPL, per banche in crisi rischio rettifiche aggiuntive 10 miliardi

Bankitalia, Visco: alert debito. NPL, per banche in crisi rischio rettifiche aggiuntive 10 miliardi

31 Maggio 2017 09:44

L’economia italiana è “vulnerabile” alle turbolenze dei mercati per il debito pubblico elevato e i crediti deteriorati. Lo ha detto Ignazio Visco, governatore di Bankitalia, nelle Considerazioni finali.

Il debito elevato e gli npl, ha precisato Visco, sono “due fattori di debolezza che riducono i margini di manovra dello Stato e degli intermediari finanziari. Entrambi rendono vulnerabile l’economia italiana alle turbolenze sui mercati e possono amplificare gli effetti delle fluttuazioni cicliche”.

Come uscire dalla crisi? Intanto, è indispensabile che “per le riforme, i conti pubblici e le banche si facciano “passi in avanti, non retromarce”. Visco precisa infatti che:

“la principale lezione della crisi è che gli squilibri vanno corretti tempestivamente, altrimenti prima o poi si pagano. Sul terreno delle riforme, su quello della finanza pubblica, per le banche servono altri passi in avanti, non retromarce”.

Visco: rischio 10 miliardi rettifiche per crediti deteriorati

Sul fronte dei crediti deteriorati, che devono essere smobilizzati al più presto dalle banche italiane in difficoltà, Visco parla di uno stock del valore di circa “20 miliardi”. Il punto è che “se fossero venduti ai prezzi molto bassi offerti dai pochi grandi operatori specializzati oggi presenti sul mercato, che ricercano tassi di profitto molto elevati, l’ammontare delle rettifiche aggiuntive sarebbe nell’ordine di 10 miliardi”.

Il calcolo parte dai livelli di copertura delle sofferenze per le banche che versano in condizioni di maggiore difficoltà. In questo caso si parla di un “coverage” del 64% circa, che porta a una valutazione delle sofferenze nette intorno al 36%. Il problema è che il mercato le valuta circa la metà, tra il 18% e il 20%. La svendita renderebbe di fatto necessarie le rettifiche.

Visco mostra tuttavia fiducia sul recupero di diverse banche italiane in crisi.

Questi casi, sottolinea, “sono stati risolti o sono in via di soluzione” e “si sta lavorando, in Italia e in Europa, con intensità e determinazione, su quelli ancora aperti”. E comunque “gli intermediari devono proseguire con assiduità nella razionalizzazione della rete degli sportelli, nella revisione, anche profonda, delle strutture di governance, nella riduzione dei costi del lavoro”.

Ancora sulle banche in crisi, la gestione “richiede tempi rapidi e stretta cooperazione tra i soggetti coinvolti. Sono queste le modalità che in passato hanno consentito in Italia di superare fasi di tensione, anche gravi, senza danni per i risparmiatori e per il sistema creditizio nel suo complesso”.

Non è mancato un appunto all’Unione europea, dove “gli interventi in caso di crisi sono affidati a una molteplicità di autorità e istituzioni, nazionali e sovranazionali, tra loro independenti, con processi decisionali poco compatibili con la rapidità degli interventi”.

Insomma, “manca un efficace azione di coordinamento”. E il riferimento è ai tempi che le autorità Ue e anche la Bce si stanno prendendo per affrontare il caso MPS ma anche quello, attuale più che mai, delle banche venete Veneto Banca e Popolare di Vicenza.

Visco: che fine ha fatto proposta bad bank?

Che fine hanno fatto, si chiede inoltre il governatore, le proposte per la creazione di una bad bank, che gestisca e smaltisca anche le sofferenze?

“Nei mesi scorsi, anche a seguito delle proposte elaborate da istituzioni europee (Eba, Autorità Bancaria europea) si è tornati a discutere dell’iniziativa. Siamo ancora convinti che sarebbe una soluzione potenzialmente utile, a condizione che il prezzo di trasferimento degli attivi non sia distante dal loro reale valore economico, che l’adesione allo schema avvenga su base volontaria, che le caratteristiche delle banche partecipanti siano ben definite ex-ante”. Tuttavia, “va al più presto chiarito se vi è una effettiva determinazione a proseguire su questa strada: l’incertezza rallenta la definizione delle transazioni in corso, scoraggia quelle che potrebbero realizzarsi nei prossimi mesi”.

Visco: debito-Pil sotto 100% in 10 anni

Visco ritiene che, nel caso in cui si verificassero determinate condizioni, il rapporto debito-Pil potrebbe scendere anche sotto il 100%, dal valore attuale, superiore al 130%. Ci vorrebbero comunque 10 anni.

“Un tasso di crescita annuo intorno all’1%, una inflazione al 2% e un onere medio del debito in graduale risalita verso i valori osservati prima della crisi, insieme a un saldo primario (ossia al netto degli interessi) in avanzo del 4% del Pil, sostanzialmente in linea con il quadro programmatico del governo, consentirebbe di ricondurre il rapporto tra debito e prodotto al di sotto del 100% in circa dieci anni”. I “tempi sarebbero più brevi – ha continuato – con una crescita più elevata, conseguibile in un quadro di riforme incisive, di ripresa degli investimenti e con una diversa composizione del bilancio pubblico”.

A proposito di crescita economica dell’Italia, Visco indica che “agli attuali ritmi di crescita Pil tornerebbe sui livelli del 2007 nella prima metà del prossimo decennio”, aggiungendo che, tra i fattori che frenano la velocità della ripresa, ci sono “le rigidità del contesto in cui operano le imprese, la debole dinamica della produttività, l’insufficiente tasso di occupazione”.

E’ prioritario comunque per l’Italia affrontare la spina del debito pubblico, “fattore di vulnerabilità grave”.

“L’alto livello del debito costituisce un elemento di vulnerabilità e di freno per l’economia. L’avvio di una diminuzione continua e tangibile dell’incidenza del debito sul Pil non deve essere ritardato”. In particolare “l’Italia deve approfittare del consolidamento della ripresa per accelerare il necessario aggiustamento, strutturale, dei conti pubblici. Non vanno ripetuti gli errori del passato: l’insufficiente riduzione del rapporto tra debito e prodotto realizzata nelle fasi economiche favorevoli ci ha costretto a correzioni pro-cicliche durante la crisi”.

Disoccupazione a minimi 2012. Troppo alta su zona euro

Le dichiarazioni di Visco arrivano in una giornata densa di appuntamenti macroeconomici per l’Italia. Focus in particolare sul tasso di disoccupazione relativo al mese di aprile, sceso – in base a quanto riportato dall’Istat – all’11,1%, al minimo in quasi cinque anni, ovvero dal settembre del 2012. In un mese i disoccupati sono calati di 106 mila unità portando i senza lavoro sotto quota 3 milioni a 2 milioni 880mila.

Il tasso di disoccupazione giovanile è rimasto stabile al 34%, confermando i livelli minimi dal febbraio del 2012. Tuttavia, quasi contestualmente, sono arrivati i dati sul mercato del lavoro dell’intera Eurozona, che hanno confermato, di nuovo, come l’Italia rimanga indietro. Nel mese di aprile, stando ai dati riportati da Eurostat, il tasso di disoccupazione dell’area è sceso infatti al 9,3%, nuovo minimo dal 2009.

Il mercato del lavoro italiano impallidisce soprattutto rispetto a quello tedesco. In Germania il tasso di disoccupazione ha testato il valore più basso dalla riunificazione di 27 anni fa, attestandosi a maggio al 5,7%, dal 5,8% di aprile. Si tratta di una percentuale che corrisponde alla metà circa rispetto a quella italiana.

Visco: disoccupazione eredità più dolorosa della crisi

Visco affronta il tema, definendo la piaga della disoccupazione “l’eredità più dolorosa della crisi”. Il governatore afferma infatti:

“È soprattutto nel mercato del lavoro che vediamo l’eredità più dolorosa della crisi. La questione del lavoro è centrale” e sono necessari “interventi che possano favorire anche nel breve termine la creazione duratura di posti di lavoro (..) Nel 2014 il tasso di disoccupazione è stato pari a quasi il 13%, più del doppio che nel 2007. Si è ampliato il divario tra la qualità degli impieghi offerti e le aspirazioni dei lavoratori. Sono peggiorati gli standard di vita delle famiglie, soprattutto di quelle più disagiate”.

La ricetta? Uno “sforzo eccezionale” per superare la crisi. E “non minore è l’impegno necessario per ritrovare un sentiero di crescita stabile ed elevata, per risolvere la questione del lavoro, così difficile da creare, mantenere, trasformare, questione centrale dei nostri giorni non solo sul piano dell’economia”.

Visco su tapering Bce: avverrà a queste condizioni

Sulla Bce e sulla possibilità che il piano di Quantitative easing venga ridotto e soggetto alla fase del tapering, così il governatore di Bankitalia:

“La politica monetaria ha fatto ciò che era necessario per l’area euro nel suo complesso, mirando a garantire, con il sostegno della domanda, il mantenimento della stabilità dei prezzi; continuerà a farlo nei modi e nei tempi appropriati”. “Si discute spesso, non sempre con il necessario approfondimento analitico del momento in cui si uscirà dall’attuale fase fortemente espansiva. Se ne parla a volte per richiedere una accelerazione forzata, altre volte al contrario agitando lo spettro di possibili conseguenze drammatiche”. Ma “quando la decisione sarà presa vorrà dire che nell’area si saranno ristabilite le condizioni di domanda aggregata e di prezzi alle quali miriamo. A livello nazionale l’uscita sarà gestibile se i comportamenti saranno responsabili”.

In linea generale, la normalizzazione dei tassi di interesse nell’area euro:

“non deve preoccupare, se si alzeranno i tassi di crescita”. Piuttosto, “quello da cui bisogna guardarsi è il rischio di un loro aumento dovuto a un calo di fiducia dei mercati, le cui conseguenze, dato il peso del debito pubblico, potrebbero essere serie”.