Moody’s: Italia, avanti così sui conti pubblici
Il Rapporto annuale sull’Italia di Moody’s in buona sostanza promuove il Paese e quanto finora realizzato sul fronte dei conti pubblici e delle riforme strutturali dalla fragile maggioranza di governo uscita dalle ultime elezioni. Nonostante tale situazione incerta e “a dispetto della crisi politica di febbraio” l’analista Sara Bertin Levecq, autrice dello studio, crede all’attuazione “nel medio termine delle riforme varate dal governo per accrescere la concorrenza” e conferma al Paese il rating Aa2 che “riflette la lenta ma costante discesa del rapporto tra debito e prodotto interno lordo oltre che l’appartenenza al blocco dell’euro”. Merito anche dell’accrescimento delle entrate fiscali registratosi nel 2006 e che verrà confermato anche nel 2007. L’avanzo primario dovrebbe attestarsi quest’anno all’1,9% circa.
La crescita italiana, prevista al 2% quest’anno e in calo all’1,4% nel 2008, non dovrebbe subire rallentamenti drammatici “mentre sono necessarie riforme dal lato dell’offerta” per darle maggiore sostegno. “Il riequilibrio dei conti pubblici previsto nella Finanziaria 2007 – afferma il report – è infatti principalmente basato sulle entrate fiscali” e porterà di conseguenza a un nuovo leggero aumento della pressione fiscale. “Ciò comporterà un’incidenza dello 0,3% sul pil” un effetto considerato tutto sommato contenuto.
I tassi di crescita stimati non saranno però sufficienti a determinare una discesa del debito del Belpaese tanto che la stima di Moody’s prevede il permanere di quest’ultimo al di sopra del 100% nei prossimi anni, pur in discesa. L’esame di Moody’s ha messo infatti in evidenza il passaggio del debito dal 123,8% del 1995 al 106,8% del 2006, dato confermato anche nella stima per il 2007 (106,9%) e di nuovo in calo nel 2008 (104,1%) mentre il rapporto tra deficit e pil dovrebbe attestarsi al 2,9% quest’anno e al 3,1% il prossimo.
Gli scenari sul lungo periodo dell’Agenzia di rating internazionale confermano il lento calo del debito, al 98% entro i prossimi dieci anni, sotto le ipotesi di deficit al 3%, inflazione al 2% e pil i salita dell’1,7% in media. Con una crescita più asfittica, l’1%, il debito rimarrebbe stabile mentre lo scenario più pessimistico elaborato dall’analisi di Moody’s proietta il debito al 110% nel 2019 sempre con un deficit attorno al 3%, un’inflazione al 2% e un pil in crescita di circa lo 0,7% annuo. Anche in quest’ultimo caso comunque non dovrebbero esserci modifiche del rating sovrano in senso ribassista anche perché l’Italia continuerà a trarre beneficio dal processo di integrazione europea mentre il rischio di rifinanziamento del Paese rimarrà a causa dell’elevato debito, ma sarà comunque limitato.