Notizie Notizie Italia Monito dell’Fmi: Italia necessita di riforme strutturali e rafforzamento patrimoniale banche

Monito dell’Fmi: Italia necessita di riforme strutturali e rafforzamento patrimoniale banche

2 Giugno 2010 13:26

Riforme strutturali e rafforzamento patrimoniale delle banche. Sono due mosse che gli esperti del Fmi ritengono indispensabili per l’Italia. Il rapporto dell’Fmi rimarca come ci sia ancora un forte ritardo sulle riforme strutturali e nei prossimi 3 anni dovranno essere implementate. Il rapporto dell’Fmi rimarca come nell’ultima decade la crescita italiana è stata anemica, ponendo l’accento sul calo della competitività del Belpaese che paga un’inflazione che negli anni si è mantenuta sopra la media dell’eurozona; inoltre la forza dell’euro che fino al 2009 ha frenato il commercio dell’Italia verso i Paesi al di fuori dell’Unione.
L’Fmi mantiene la propria stima di crescita dello 0,8% del pil italiano per il 2010, dell’1,2% per l’anno seguente e dell’1,5% nel 2012. Previsioni meno ottimistiche rispetto a quelle su cui si basano i calcoli del Tesoro italiano: +1,1% nel 2010 e +2% nel 2011 e 2012. Stime di Roma che vanno anche oltre le stime recentemente rilasciate dall’Ocse (+1,1% nel 2010 e +1,5% nel 2011) e quelle della Commissione Europea (+0,7% nel 2010 e +1,4% nel 2011).


L’organismo con sede a Washington ha poi fatto il punto sulle banche italiane che mostrano una ripresa dei profitti ma non a sufficienza per rafforzare i ratios patrimoniali che risultano inferiori alla media europea nonostante la tenuta del sistema bancario italiano nel corso della crisi finanziaria. La fotografia sul settore bancario italiano scattata dal Fondo Monetario Internazionale evidenzia come, alla luce del moderato outlook circa la risalita della profittabilità, sarà difficile rinforzare in maniera significativa la situazione patrimoniale con il solo apporto del recupero degli utili, anche assumendo dei dividendi meno corposi. Tra le opzioni in mano alle banche, secondo l’Fmi, c’è la vendita degli asset no core e il ricorso ad aumenti di capitale.