Minute Fed da falco. “Politica accomodante scatena rischi instabilità finanziaria”
La decisione della Fed, lo scorso giugno, di alzare i tassi di interesse per la seconda volta nel 2017, è stata presa anche per i rischi economici e di instabilità finanziaria legati al permanere di una politica monetaria accomodante. E’ quanto trapela dalle minute relative all’ultima riunione del Fomc – il braccio di politica monetaria della Federal Reserve – che si è conclusa con un rialzo dei tassi di riferimento Usa di 25 punti base al range compreso tra l’1% e l’1,25%.
Dal report è emersa la determinazione di Janet Yellen & Co a continuare ad alzare i tassi sui fed funds anche in un contesto di pressioni inflazionistiche contenute. Che, secondo la Fed, sarebbero un fenomeno temporaneo, destinato a rientrare nel tempo, e a permettere al tasso di inflazione, nel lungo periodo, di centrare il target del 2%.
Dalle minute è emersa anche la convinzione che le partecipazioni nel mercato dei bond che la Fed detiene nel suo bilancio, pari alla cifra monstre di $4,5 trilioni, saranno ridotte senza provocare particolari danni ai mercati.
Il documento non ha tuttavia presentato una tabella di marcia su quando la banca centrale Usa intenderebbe smobilizzare i bond (che pesano sul suo bilancio dopo i vari piani di Quantitative easing lanciati per contrastare gli effetti dell’ultima grave crisi finanziaria), limitandosi a osservare che il piano di dismissioni avverrà nei prossimi mesi. A rendere difficile un accordo sul timing, le divergenze tra i diversi membri del Fomc sulla sua esecuzione.
Le autorità di politica monetaria hanno mostrato preoccupazione anche per la dinamica dei mercati, che continuano a snobbare le strette monetarie fin qui adottate.
La Fed ha alzato i tassi sui fed funds ben quattro volte dal dicembre del 2015, eppure i rendimenti dei Treasuries Usa sono scesi negli ultimi mesi, probabilmente – si legge nelle minute – a causa di “una crescita economica di lungo periodo che appare più debole”. Per non parlare dei mercati azionari, che continuano a vivere il secondo mercato toro più duraturo della storia.
A tal proposito, commentando i corsi azionari, i membri del Fomc hanno “suggerito che l’aumento della tolleranza al rischio da parte degli investitori potrebbe star contribuendo alle elevate quotazioni in senso più ampio; inoltre, alcuni funzionari hanno manifestato preoccupazioni per la scarsa volatilità dei mercati, fattore che, unito a un basso premio sull’azionario, potrebbe contribuire ad aumentare i rischi che incombono sulla stabilità finanziaria”.
Altro argomento di discussione è stato il dubbio sul tasso di disoccupazione, attualmente pari al 4,3%, inferiore anche a quello che per la Fed considera un valore di piena occupazione, ovvero al 4,7%.
“Alcuni membri (del Fomc) si sono mostrati preoccupati sul rischio al rialzo che un tasso di disoccupazione notevolmente inferiore a quello che viene considerato ‘normale’ possa costituire nel lungo termine per l’inflazione, creando squilibri macroeconomici o finanziari che alla fine potrebbero scatenare una crisi economica significativa“.