Notizie Notizie Italia Mincione vuole salire fino al 19,9% di Carige, sarà lotta su governance. Malacanza si dimette

Mincione vuole salire fino al 19,9% di Carige, sarà lotta su governance. Malacanza si dimette

16 Luglio 2018 17:00

Corre su un doppio binario la vicenda Banca Carige. Mentre Raffaele Mincione è al lavoro per aumentare il peso nel capitale della banca ligure, si consuma la rottura sul fronte governance con la formalizzazione delle dimissioni da amministratore di Vittorio Malacalza “con effetto dal momento in cui la convocanda assemblea della società avrà provveduto alla mia sostituzione, quale che sia la modalità di nomina del nuovo Vice Presidente in concreto applicabile, a seconda che debba o meno procedersi al rinnovo dell’intero Consiglio”.

 

Raffaele Mincione settimana scorsa ha chiesto la convocazione dell’Assemblea degli Azionisti per il prossimo mese di settembre con ordine del giorno la revoca del Cda della banca e la conseguente nomina di un nuovo Cda. A tal riguardo è stato convocato il 3 agosto il cda che deciderà la data dell’assemblea. Mincione intanto è accreditato di una quota dell’8% del capitale secondo le ultime indiscrezioni (rispetto al 5% circa dell’ultimo aggiornamento Consob) e sarebbe pronto a salire ulteriormente in modo da presentarsi all’assemblea in posizione di forza. Stando a quanto riportato da Il Corriere della Sera il finanziere avrebbe in programma di chiedere l’approvazione regolamentare della BCE per aumentare la propria partecipazione in Banca Carige fino al 19,9%. Mincione lavorerebbe per la presentazione di una lista di candidati che confermerebbe Paolo Fiorentino come amministratore delegato.

 

Di contro Malacalza, vice presidente e azionista di riferimento dell’istituto ligure, ha motivato la propria decisione alla luce del sussistere di motivi di dissenso con la gestione Fiorentino. Infatti parla di “divergenze” con l’organo di governo per quanto riguarda la gestione aziendale e la visione di governance richiamando, inter alia, le considerazioni contenute nelle lettere di dimissioni dell’ex Presidente Giuseppe Tesauro, dell’ex consigliere Stefano Lunardi e della consigliera Francesca Balzani.