Mercati: il settembre caldo delle Banche centrali, tre modi diversi di agire
“Un mese, due date, tre Banche centrali sembrano gli indizi di un film noir”. Inizia così uno studio a cura di Alfonso Maglio, portfolio manager di Marzotto Sim. Settembre è stato uno dei mesi più caldi dell’anno proprio perché ha visto le riunioni di Bce, Fed e BoJ, ovvero tre Banche centrali che stanno agendo in maniera molto diversa tra loro come non accadeva da decenni. “Possiamo dire che ai due estremi vi siano Fed in modalità restrittiva e Bce in modalità espansiva e come elemento di raccordo la BoJ che pur rimanendo in modalità ultraespansiva ha variato la qualità del proprio intervento”, si legge nello studio.
La Federal Reserve ha lasciato invariato i tassi d’interesse ma di fatto ha aperto la porta alla seconda stretta dal 2006 nella riunione di dicembre, dopo le elezioni presidenziali americane. Janet Yellen ha rispettato le attese del mercato, mentre la BoJ ha sorpreso con la variazione qualitativa del suo quantitative easing. Il focus si è infatti spostato dalla base monetaria al controllo della “yield curve” con un target per i tassi a lungo intorno allo zero. “L’ennesima capitolazione da parte di una Banca centrale sugli effetti collaterali di tassi troppo negativi”, spiega Alfonso Maglio.
Il portfolio manager di Marzotto Sim parla invece di “sana delusione” in relazione alla riunione della Bce dello scorso 8 settembre. “Non essendovi alcun dubbio circa il lasciare i tassi (negativi) invariati, sui cui effetti collaterali Draghi ha ampiamente disquisito nel recente passato, l’intero mercato era concentrato sulla estensione del QE. L’attenzione su questo è particolarmente alta in quanto, in Europa, più che in altre aree, il mercato dei bond è sostenuto quasi esclusivamente dalla immissione di liquidità della BCE“.
La reazione è stata forte e potrebbe essere spiegata come un’aspettativa di una progressiva riduzione del quantitative easing a favore di politiche di stimolo economico. “L’eventuale switch da politica monetaria a politica fiscale in Europa e un controllo mirato della curva in Giappone avrebbe l’obiettivo di steeppare la curva dei rendimenti che finora ha tanto penalizzato il settore bancario assicurativo e dei fondi pensione”, scrive Maglio.