Usa: la Federal Reserve conferma il costo del denaro, appuntamento a dicembre
Come da attese, la Federal Reserve ha confermato il costo del denaro allo 0,25-0,5%. La decisione è stata presa con una maggioranza di sette membri contro tre (il presidente di Boston, Eric Rosengren, quello di Kansas City, Esther George, e il n.1 di Cleveland, Loretta Mester). L’istituto guidato da Janet Yellen ha però evidenziato che una nuova stretta, la seconda dal 2006, è sempre più vicina.
“Il Comitato (Federal Open Market Committee, ndr) ritiene che le probabilità di un aumento dei tassi sui federal funds siano cresciute ma, per ora, ha deciso di attendere ulteriori prove della continuazione dei progressi verso i suoi obiettivi”, riporta il comunicato dell’istituto con sede a Washington.
Le indicazioni macroeconomiche contrastanti delle ultime settimane avevano creato qualche apprensione tra gli operatori. La crescita dell’inflazione, passata dallo 0,8% all’1,1% ad agosto, ha incrementato le argomentazioni a favore di una stretta, mentre il primo calo in cinque mesi registrato il mese scorso dalle vendite al dettaglio (-0,3%) ha giocato a favore delle “colombe”.
Poco dopo la chiusura degli scambi in Europa la probabilità di una stretta erano al 24%. Poco più in alto il dato relativo il meeting del 2 novembre (32,1%) e di poco sotto il 60% l’ipotesi di un intervento a metà dicembre (14/12).
Tassi fermi anche nel prossimo meeting, vista la vicinanza delle elezioni presidenziali (Trump accusa la Fed di aver creato “una falsa economia” per aiutare Obama) e la mancanza di una conferenza stampa per illustrare al meglio un provvedimento così importante, e nuova stretta nell’ultima riunione del 2016.
A conferma di questa view ci sono i cosiddetti “dot plot”, le proiezioni sull’evoluzione dei tassi secondo ogni membro del Comitato di politica monetaria. A giugno, l’ultima volta che i dot plot sono stati diffusi, la stima mediana era di due strette nel 2016, contro le quattro del dicembre 2015. Ora, su 17 votanti, 14 si attendono un nuovo incremento prima della fine dell’anno. Nel 2017 ci dovrebbero essere due nuovi ritocchi al rialzo, contro i tre di giugno. Indicazioni “dovish”, da colomba, anche dalla stima sulla crescita economica, passata dal 2 all’1,8%.
Sostanzialmente piatto prima dell’annuncio, lo S&P500 al momento guadagna lo 0,45% mentre l’indice del dollaro, in rosso di mezzo punto percentuale, sta incrementando le perdite. Festeggia anche l’oro, in aumento di un punto e mezzo percentuale a 1.338 dollari l’oncia.