L’ultima parte del 2007 ha visto l’emergere di una serie di rischi per i mercati. Quali ci porteremo anche nel 2008? E cosa potrà arginare i loro possibili danni?
Una risposta arriva dal Team Strategy di Crédit Agricole Asset Management in un documento in cui vengono analizzati i temi d’investimento per il prossimo. Ecco i rischi segnalati da Caam: immobiliare, credit crunch e ciclo dei profitti. In particolare nel documento si legge che “le crisi immobiliari negli Stati Uniti con l’eccezione del 1967 hanno sempre portato a una recessione economica”. A questo deve poi aggiungersi l’effetto della crisi del credito: “L’idoneità delle banche di sostenere e di assumere nuovo rischio di credito – si legge ancora – sta rendendo, e continuerà a rendere, le condizioni standard del credito più restrittive e aumenterà gli spread dei tassi per le imprese e i retail”. Altro campanello d’allarme è rappresentato dall’andamento dell’espansione degli utili. “Nelle scorse settimane – spiegano gli analisti – tutti i mercati sviluppati hanno registrato un calo della fase crescente degli utili e, per la prima volta dal 2003, le revisioni al ribasso superano quelle al rialzo. Un Pil mondiale inferiore comporta un rallentamento del ciclo dei profitti, dopo 4 anni di crescita sostenuta. Il settore tecnologico, delle materie prime, finanziario e dei beni discrezionali potrebbero essere deludenti”.
La portata di tutto ciò è però limitata da un’altra considerazione: “Il rallentamento e i downgrade degli utili sono già scontati nei prezzi azionari, soprattutto in Europa”. Un punto di vista condiviso anche da Ad Van Tiggelen, senior strategist di ING Investment Management, nella sua ultima Monthly Column: “E’ comprensibile che gli investitori chiedano un premio maggiore per assumersi il rischio – spiega – fortunatamente però l’attuale conservatorismo ha già favorito i mercati azionari con valutazioni moderate che lasciano spazio per un rialzo compreso tra il 5 e l’8% nel 2008, anche se la strada sarà ancora in salita”.
Per lo strategist olandese il momento che il mercato sta affrontando rientra tra gli eventi ciclici e invita a non lasciarsi prendere dagli allarmismi. “Mi è difficile trovare nella mia esperienza un precedente di crescita globale tanto elevata e disoccupazione tanto bassa – scrive – che abbia scatenato tutto questo pessimismo sul futuro, un pessimismo probabilmente eccessivo. Nessuno nega che negli Stati Uniti sia in atto un rallentamento ciclico: prima o poi gli squilibri globali causati da anni di sovraconsumo in America dovevano essere affrontati, e quel momento è arrivato”.