Notizie Dati Macroeconomici Mercati al test dell’inflazione europea. La tendenza al ribasso verrà confermata?

Mercati al test dell’inflazione europea. La tendenza al ribasso verrà confermata?

6 Gennaio 2023 09:30

Nella prima settimana del 2023 tra gli appuntamenti più attesi troviamo la pubblicazione dei dati relativi allinflazione di dicembre dell’Eurozona che saranno rilasciati oggi alle ore 11 italiane. Cosa si aspetta il mercato? Secondo il consenso degli analisti raccolto da Bloomberg l’indice dei prezzi al consumo dovrebbe attestarsi al 9,6%, in rallentamento dal 10,1% di novembre.

Attesa un’inflazione al 7% entro l’estate

I prezzi dell’energia e dell’elettricità hanno mantenuto una certa stabilità a dicembre, registrando un calo del 10% rispetto al mese di novembre. In Spagna, il dato dell’indice dei prezzi al consumo è stato pubblicato in anticipo (lo scorso venerdì), attestandosi al 5,8% su base annua, l’1% in meno rispetto a novembre. In Germania, le stime preliminari relative all’indice dei prezzi al consumo in Germania sono scese nel mese di dicembre ben oltre le attese del consensus, ferme al +9,1%, fino al +8,6% su base annuale. Il dato di novembre era risultato al +10% a/a. L’inflazione si abbassa anche a livello tendenziale anche in Francia, segnando un +5,9% dopo il 6,2% del mese precedente. Le attese del mercato erano per un +6,4%. Lieve rallentamento anche in Italia dove l’indice nazionale dei prezzi al consumo per l’intera collettività (NIC), al lordo dei tabacchi, aumenta a dicembre dell’11,6% su base annua (da +11,8% del mese precedente).

Pertanto, sottolineano gli analisti del team strategie di credito globale di Algebris, “dicembre potrebbe risultare il primo mese a registrare un vero e proprio calo dell’inflazione europea, dopo una certa stabilizzazione in ottobre e novembre. Il modello interno di Algebris Global Credit Bullets prevede il dato dell’inflazione europea attestarsi intorno al 7% entro l’estate”.

L’importanza dell’inflazione core

Tuttavia, le tensioni sui prezzi di base rimarranno elevate. Gli effetti secondari risultano più difficili da gestire, in quanto la disinflazione dell’energia impiega del tempo per riversarsi sui dati core. “Il dato core potrebbe restare stabile al
5%, dato che gran parte del rallentamento probabilmente sarà da imputare all’andamento dei prezzi dell’elettricità e dei carburanti” affermano gli analisti di MPS Capital Services.

Inoltre, la BCE ha appena rivisto al rialzo l’inflazione per il 2023, sottolineando l’importanza dell’inflazione core. L’aumento dell’inflazione di fondo e una BCE più aggressiva comportano uno spazio limitato per un significativo allentamento dei tassi dell’Eurozona a seguito di un calo dell’inflazione complessiva. “Continuiamo a ritenere che i tassi europei siano più fragili di quelli statunitensi e intravediamo un potenziale rialzo nel primo trimestre, in particolare per i bund (titoli di Stato tedeschi) e gli OAT (titoli di Stato emessi dal governo francese)” puntualizza il team strategie di credito globale di Algebris.

Ondata di riapertura in Cina e gli effetti su Europa e Usa

La Cina sta attraversando una nuova ondata di casi di Covid, in seguito alla riapertura dell’economia avvenuta a metà ottobre. Dopo un biennio di casi giornalieri ad una cifra in tutto il Paese, dati più recenti indicano che le infezioni giornaliere ammontano ora a milioni.

“La diffusione dell’epidemia potrebbe rallentare il processo di riapertura in atto nel Paese, in quanto poiché potrebbero essere necessarie chiusure discontinue e le interruzioni dell’offerta di lavoro saranno diffuse” affermano gli esperti di Algebris. Tuttavia, il Paese ha rapidamente cambiato rotta, passando da un obiettivo di quasi zero casi al giorno alla tolleranza di milioni di casi giornalieri. Secondo gli analisti di Algebris, “Ciò potrebbe essere interpretato come conseguenza di un maggiore impegno verso la riapertura dell’economia, con conseguenze positive a medio termine sulla crescita economica”.

Con gli Stati Uniti e l’Europa destinati a registrare una crescita prossima allo 0% nel 2023, precisa Algebris, “un’inversione di tendenza della Cina verso tassi di crescita del 4-5% comporterebbe il ritorno del divario di crescita con il mondo occidentale ai massimi di 7 anni”. Tradizionalmente, questo divario rappresenta un vantaggio per gli asset non statunitensi e per l’Asia in particolare. “Dal momento in cui l’Europa e i mercati emergenti sono strutturalmente poco presenti nei portafogli degli investitori e il dollaro USA ha raggiunto i massimi da 30 anni in termini reali, gli asset non statunitensi potrebbero trarre un forte vantaggio se tale tendenza continuasse ad essere confermata nel primo trimestre del 2023″ conclude il team strategie di credito globale di Algebris.