Notizie Notizie Italia Meno sportelli e boom commissioni, così le banche fanno tornare i conti grazie anche a balzo indicatori produttività dei dipendenti

Meno sportelli e boom commissioni, così le banche fanno tornare i conti grazie anche a balzo indicatori produttività dei dipendenti

10 Febbraio 2022 16:39

Una vera e propria ecatombe quella che ha coinvolto le banche italiane, che negli ultimi anni hanno visto chiudere 1.600 sportelli e più di 8mila uscite. Un taglio dei costi pesante, a cui si è affiancato un aumento considerevole delle commissioni. Questa duplice dinamica ha sostenuto i conti dei principali istituti italiani. Così emerge dall’analisi condotta dall’Ufficio Studi di First Cisl, secondo cui è arrivato il momento di redistribuire la ricchezza creata.

 

Boom per le commissioni
Lo studio di First Cisl rivela come le commissioni abbiano trainato i conti delle banche. I risultati rilasciati dai primi cinque gruppi italiani (Intesa Sanpaolo, Unicredit, Banco Bpm, Mps, Bper) per l’esercizio 2021 evidenziano un aumento dei proventi operativi del 4,2% rispetto ad un anno fa, reso possibile proprio dalla straordinaria crescita delle commissioni nette (+10,1%).

 

Sportelli e occupati sempre più giù
Una riduzione di circa 8.300 dipendenti e la chiusura di oltre 1.600 sportelli (- 11,6%). Nel periodo 2015-2021 i comuni serviti da almeno uno sportello bancario si sono ridotti da 5.727 a 4.903. Controcorrente le Bcc che hanno messo in pratica una diversa strategia mantenendo la loro presenza, con un unico sportello in 705 comuni (in crescita da 578).

 

Produttività in aumento
Il taglio degli sportelli e del personale hanno sostenuto, come facile immaginarsi, la produttività. Tutti gli indicatori di produttività del lavoro infatti evidenziano incrementi rilevanti: il margine primario pro capite aumenta del 6%, mentre le commissioni nette per dipendente balzano del 13,8%. In decisa crescita anche il risultato di gestione per dipendente (+12,4%) così come il prodotto bancario per dipendente (+7,8%).

 

Occorre una redistribuzione della ricchezza?
Secondo lo studio, un aumento così forte della produttività rende necessario affrontare il tema della redistribuzione della ricchezza e della sostenibilità. “Il contributo dei lavoratori è stato decisivo nonostante le criticità indotte dalla forte contrazione delle reti degli sportelli – commenta il segretario generale di First Cisl Riccardo Colombani – Un’ulteriore riduzione del cost/income rischierebbe di separare irrimediabilmente il lavoro dalla ricchezza da esso prodotta”.

L’obiettivo della redistribuzione andrebbe a braccetto con l’attenzione ai criteri Esg che, sotto la spinta dei governi e degli organismi internazionali, vincolano le banche a standard stringenti di sostenibilità sociale e ambientale. “Standard che mal si conciliano con la continua riduzione della presenza sui territori e la prassi sempre più invasiva delle pressioni commerciali”, evidenzia Colombani, che conclude: “Per questo occorre un modello di business bancario che non sacrifichi la relazione con i territori, includa i risparmiatori con minori competenze digitali ed eviti la ricerca ossessiva del risultato economico”.