Manovra, tra poche ore risposta Italia a Ue. L’ultimo accorato appello dell’ABI

“Occorre essere pienamente consapevoli delle implicazioni derivanti dagli andamenti dello spread sui rendimenti dei titoli pubblici, e per i mercati, i conti pubblici, le banche, le imprese e le famiglie”: parola di Giovanni Sabatini, direttore generale dell’ABI, intervenuto anche lui nel corso delle varie audizioni sulla manovra che si sono tenute ieri alle commissioni Bilancio di Camera e Senato – e che hanno visto protagoniste anche le dichiarazioni dell’Upb e dell’Istat.
Oggi è una giornata campale per l’Italia e il suo futuro. Scade infatti il termine – che era stato fissato a martedì 13 novembre – per la presentazione, da parte del governo M5S-Lega, della nuova proposta di bilancio richiesta dall’Ue, dopo la bocciatura della precedente. Ma, con il passare delle ore, le speranze della Commissione su una manovra rivista e migliorata si fanno sempre più flebili.
Il target sul deficit-Pil al 2,4% per il 2019 sembra ormai inciso sulla pietra: nessun arretramento su questo obiettivo.
Piuttosto, è da ore che si parla anche dell’ultimo tentativo disperato del ministro dell’economia Giovanni Tria: quello di andare incontro ai funzionari di Bruxelles rivedendo almeno al ribasso le previsioni sulla crescita del Pil, dall’1,5% previsto nel NaDef all’1,2%.
Anche Il Sole 24 Ore parla dell’ipotesi, scrivendo che “a cambiare potrebbe essere l’obiettivo di Pil, quella crescita all’1,5% che anche ieri ha fatto un altro pieno di obiezioni da Istat, Upb e Confindustria. L’ipotesi sul tavolo è limarlo all’1,3%-1,4%, per tenere conto degli ultimi dati che indicano un raffreddamento della congiuntura”.
Tuttavia, se la Lega sarebbe disposta a fare questa concessione al titolare del Tesoro, il M5S non sarebbe affatto d’accordo. Nelle ultime ore indiscrezioni stampa hanno fatto riferimento al nuovo scontro che si sarebbe consumato tra Tria e i pentastellati di Luigi Di Maio, che sarebbero disposti anche a scontrarsi frontalmente con l’Ue pur di difendere tutti i numeri contenuti nel Nadef, su cui si basa l’impalcatura della manovra.
Si è parlato anche di giallo sul vertice a Palazzo Chigi, visto che il premier Giuseppe Conte avrebbe visto prima il leader della Lega, vicepremier e ministro dell’Interno Matteo Salvini, e poi, separatamente, l’altro vicepremier pentastellato Luigi Di Maio. A conferma di come, secondo qualcuno, Salvini e Di Maio sarebbero ormai separati in casa.
Abi rilancia alert spread
Un invito accorato a considerare le conseguenze dello spread è stato così lanciato ieri da Sabatini:
“L’effetto delle variazioni dello spread – ha ricordato il direttore generale dell’ABI – non si limita a erodere il valore del patrimonio di vigilanza delle banche, ma ne aumenta il costo della raccolta con il duplice effetto negativo di una minore possibilità di erogare credito (effetto quantità) e di un maggiore costo (effetto prezzo)”.
Attenzione, dunque, a “indebolire le banche”, perchè ciò “significherebbe indebolire i principali acquirenti di titoli di Stato italiani. Va infatti sottolineato che le banche continuano a detenere e sottoscrivere Titoli di Stato della Repubblica, nonostante lo spread, che ne riduce il valore e conseguentemente il patrimonio delle banche stesse”.
In questo contesto, ha continuato Sabatini, “è oggettivamente legittimo l’auspicio che nel dibattito parlamentare e nel confronto con le istituzioni europee prevalgano equilibrio e realismo per rafforzare una stabile ripresa economica incentivando i fattori produttivi, e l’occupazione, senza penalizzazioni per le banche per rimuovere le incertezze e ridare fiducia con l’effetto positivo di riportare il livello dello spread a valori più coerenti con i fondamentali dell’Italia”.
A questo punto, i prossimi passi sono attesi per il tardo pomeriggio, quando ci sarà un nuovo vertice del governo sulla manovra dopo il ritorno di Conte da Palermo. E’ atteso per le 20 il Consiglio dei ministri.
La data in cui si capirà come la Commissione europea avrà reagito alle modifiche o no apportate alla manovra sarà il 21 novembre. E’ allora che Bruxelles si pronuncerà in via definitiva sulla legge di bilancio italiana, così come su quella di altri paesi Ue. Ed è da lì che potrà diventare concreto il rischio di un avvio di una procedura di infrazione per deficit eccessivo contro l’Italia.