Manovra: su deficit tensioni Conte-Tria. E spunta idea tetti automatici Quota 100 e reddito
Mentre spuntano indiscrezioni su come le misure Quota 100 e reddito di cittadinanza verranno, di fatto, ridimensionate, si apre una settimana cruciale per la manovra finanziaria del governo M5S-Lega.
Il premier Giuseppe Conte dovrebbe incontrare il numero uno della Commissione europea Jean-Claude Juncker mercoledì prossimo, alla vigilia del summit Ue che parte ufficialmente giovedì 13 dicembre.
Obiettivo: scongiurare la procedura di infrazione contro l’Italia.
In realtà il meeting deve essere ancora confermato e la manovra ancora definita.
Oggetto del contenzioso, all’interno dell’esecutivo giallo-verde, rimane ancora il taglio del target sul deficit-Pil, che il premier Conte vorrebbe limitato dal 2,4% di ora al 2% e che il ministro dell’economia Giovanni Tria vorrebbe ancora più incisivo all’1,9%, secondo quanto riporta Il Messaggero.
Sempre il Messaggero parla della carta che il governo M5S-Lega starebbe pensando di giocare: una carta che ruoterebbe attorno a due clausole di salvaguardia e a tetti automatici sulla riforma «Quota 100» delle pensioni e per il Reddito di cittadinanza. Il quotidiano aveva qualche giorno fa dato già qualche anticipazione su come le due misure fossero a rischio di essere azzoppate.
Nell’articolo si legge che:
“le clausole si accompagneranno ad un taglio di 3-3,5 miliardi dei 16 miliardi stanziati nel maxi fondo per il finanziamento dei due provvedimenti (Quota 100 e reddito di cittadinanza). La cifra non è ancora stata completamente definita, anche perché il Reddito, a differenza della riforma delle pensioni, ha qualche difficoltà in più a far quadrare i conti senza intaccare sostanzialmente le platee e l’ammontare del sussidio. La riforma «Quota 100», che permetterà dal prossimo anno di lasciare il lavoro con 62 anni di età, avendo versato contributi per almeno 38 anni, avrà una dote iniziale di 5 miliardi contro i 6,7 miliardi indicati fino ad oggi. Il fondo lieviterà a 7 miliardi nel 2019 per salire a 9 miliardi nel 2020″.
In particolare, sempre secondo il quotidiano, sul fronte pensioni l’idea sarebbe quella di optare per finestre più lunghe, nel caso in cui le domande per la pensione anticipata presentate agli sportelli dell’INPS fossero eccessive, tali da minare la spesa pubblica.
Al momento, in base alla riforma stabilita da Claudio Durigon, “chi ha maturato i requisiti entro il 31 dicembre del 2018, potrà uscire a marzo del 2019, incassando il primo assegno ad aprile”, mentre – ricorda sempre il quotidiano romano – “per i dipendenti pubblici si aggiunge un preavviso di 6 mesi, quindi il primo statale incasserà la pensione ad ottobre“.
In caso di domande eccessive di pensione anticipata, l’idea sarebbe dunque quella di allungare le finestre di uscita: dunque, “se a giugno si scoprisse che i prepensionati sono più di quelli indicati nella relazione tecnica, la finestra potrebbe essere spostata, per esempio, a settembre. E lo stesso meccanismo verrebbe usato anche nel caso degli statali”.
Insomma, in quello che sembra un gioco di parole, l’idea sarebbe quella di posticipare la pensione anticipata.
Riguardo al reddito di cittadinanza, invece, “lo stanziamento definitivo che verrà indicato nella manovra, agirà come una sorta di tetto, nel senso che se dovessero arrivare nuove domande una volta esauriti i fondi (e sempre che questi siano effettivamente utilizzati), non avranno seguito fin quando non si libereranno spazi. In questo modo il Reddito diventerebbe una sorta di fondo a rotazione: man mano che dei beneficiari trovano lavoro altri avrebbero accesso”.
In tutto questo, di reddito e quota 100 si starebbero occupando attivamente anche i funzionari dell’Ue che, stando a quanto scrive un articolo di Repubblica, vorrebbero che quota 100 avesse una durata limitata a un anno, e che lo stesso reddito di cittadinanza fosse ridotto.
Su quota 100 e abolizione della legge Fornero, l’idea ventilata da Bruxelles – è quella di prevedere “la riapertura di ulteriori finestre negli anni successivi (al 2019) solo con l’effettiva compatibilità economica: se i conti sono a posto, si prosegue altrimenti si rinvia“.
Sul reddito, verso cui La Repubblica precisa che la Commissione non è contraria, per l’Ue una “revisione dei criteri di erogazione e una definizione esatta dell’intero quadro degli ammortizzatori sociali viene considerata indispensabile anche per limitarne il costo”.
(in fase di scrittura)