Manovra: salta la norma sulle pensioni, Bruxelles auspica più misure per la crescita
Via la norma sulle pensioni di anzianità prevista dalla manovra bis. Questo è quanto emerso dal vertice al Tesoro di questa mattina tra il ministro del Lavoro, Maurizio Sacconi, e il ministro per la Sempificazione, Roberto Calderoli indetto per approfondire l’impatto sociale del provvedimento. La perdita del gettito di circa 1,5 miliardi (500 milioni nel 2013 e 1 miliardo nel 2014) derivante dalla non adozione della norma sulle pensioni, dovrebbe essere compensata da un aumento della lotta all’evasione fiscale attraverso un inasprimento delle norme già allo studio ed un coinvolgimento dei Comuni.
La norma, che aveva scatenato le critiche dei sindacati e associazioni di categoria, sarà riesaminata nel consiglio dei ministri previsto per domani.
Un altro punto critico riguarda la decisione di cancellare il contributo di solidarietà per le fasce di reddito medio-alte del settore privato. La rivolta si è accesa dopo la conferma del maxi prelievo per i dipendenti pubblici, varato con la manovra 2010. Per gli statali, quindi, resta in vigore un prelievo del 5% sopra i 90 mila euro e del 10% per la parte eccedente i 150 mila euro. Le ultime modifiche, inoltre, secondo i calcoli di diversi osservatori non sarebbero in grado di fornire il gettito da 45,5 miliardi di euro promesso all’Unione Europea e alla Banca Centrale Europea.
E così è già rispuntata l’ipotesi di aumentare l’Iva ordinaria dell’1-1,5%, che permetterebbe allo Stato di incassare circa 5 miliardi di euro. L’aumento dell’Iva, dato per certo prima del vertice di Arcore, aveva incontrato la decisa opposizione dei commercianti, con la Confocommercio che ha ribadito più volte che un incremento dell’Imposta sul valore aggiunto avrebbe effetti depressivi sui consumi e un impatto negativo sul Pil.
Immediato l’intervento di Bruxelles sui contenuti della manovra. Olli Rehn, commissario Ue agli affari economici, ha fatto sapere che la Commissione europea presterà “particolare attenzione” alle modifiche strutturali che saranno contenute nei provvedimenti “fiduciosa che le misure per il rilancio della crescita avranno un peso maggiore”. La valutazione europea si baserà sul rispetto dei parametri fissati a giugno sul rilancio dell’economia, particolarmente vincolanti per un paese come l’Italia che negli ultimi anni ha registrato un aumento del Pil sotto la media europea.