Notizie Notizie Italia Manovra, governo verso taglio deficit al 2% con rinvio quota 100 e reddito. Monito da Francia di Villeroy

Manovra, governo verso taglio deficit al 2% con rinvio quota 100 e reddito. Monito da Francia di Villeroy

30 Novembre 2018 10:11

C’è Matteo Salvini che innesta la retromarcia, dicendo addirittura che quel target sul deficit-Pil al 2,4% che sembrava inciso sulla pietra “non è scritto nella Bibbia”, mentre nelle stesse ore il governatore della Banca di Francia e membro del Consiglio direttivo della Bce, Francois Villeroy de Galhau, torna a parlare del rischio Italia.

E c’è l‘ex premier Mario Monti che, in una intervista rilasciata al Corriere della Sera, parla ormai dello Tsipras moment, ovvero di quel momento in cui un governo populista inizia a fare i conti con una realtà a cui non si può sottrarre, senza portare il paese alla rovina.

In tutto questo, si sprecano le indiscrezioni sempre più insistenti secondo cui il governo M5S-Lega sarebbe sempre più propenso ad andare incontro alle richieste di Bruxelles. Così propenso che ora l’asse Conte-Tria, secondo il Messaggero, starebbe pensando di far scendere il target sul deficit-Pil fino al 2%.

Il modo? Sacrificare quelle due misure su cui continuano a circolare rumor altrettanto insistenti, ovvero quota 100 e reddito di cittadinanza.

Davide non sconfiggerà Golia stavolta, viene da dire: la #Tria-de Conte-Salvini-Di Maio si starebbe rendendo conto sempre di più che una lotta all’ultimo sangue contro le regole di Bruxelles – quelle sì che sembrano incise nella pietra – alla fine non pagherebbe.

Tutt’altro: se la procedura di infrazione scattasse, le sanzioni potrebbero colpire Roma proprio in concomitanza con le elezioni europee del prossimo maggio. E il rischio di un suicidio politico non può essere sconfessato, soprattutto se poi in Italia sbarcassero anche vari commissari e ispettori, per non dire la troika (rappresentanti dell’Fmi, della Commissione europea e della Bce).

E così, in un intervento a Porta a Porta Salvini ha precisato che “non è mica scritto nei dieci comandamenti della Bibbia che dobbiamo fare il 2,4 per cento” di rapporto deficit-Pil.

“I tecnici – ha continuato il vicepremier leghista – sono a lavoro. Ci diranno che su quota 100 ci sono uno, due, tre miliardi in più, vorrà dire che li metteremo sugli investimenti”. “Il reddito di cittadinanza è un contributo che incentiva a tornare nel mondo del lavoro. Si stanno comunque mettendo dei paletti, non sono tanti quelli che avranno il totale dell’importo: se uno per esempio ha il macchinone, la casa ed altro non l’avrà”.

In tutto questo il Messaggero certifica in un certo senso l’arrivo dello ‘Tsipras moment’:

“Seppur a fatica sia Di Maio che Salvini mostrano di aver compreso i rischi che l’Italia corre e hanno affidato a Conte e Tria il compito di chiudere – senza troppa danni – la contesa con Bruxelles”.

Il quotidiano romano rivela che il ministro dell’economia Giovanni Tria “ha portato le analisi degli uffici tecnici sugli impatti che avranno le due riforme – Reddito e quota 100 – sulla manovra di Bilancio” in occasione della riunione del G20 di Buenos Aires. Sarà qui, nella due giorni in Argentina, che Tria e Conte discuteranno delle analisi dei tecnici con il presidente della Commissione Jean Claude Juncker e il responsabile agli Affari economici Pierre Moscovici, a cui forniranno anche la “rassicurazione che alla fine i saldi non sforeranno il 2%”.

Come?

“Nello schema del titolare del Mef il Reddito è destinato a slittare insieme alla riforma delle pensioni”, dunque quota 100. e “Di slittamento in slittamento si arriverebbe a metà del 2019, con un risparmio notevole per le casse dello Stato”, scrive il Messaggero.

Intanto il governatore di Francia Villeroy non ha risparmiato critiche all’Italia, sottolineando che una spesa pubblica più alta non necessariamente si traduce in un tasso di crescita più sostenuto, così come il debito pubblico, puntualizza, non può crescere in modo indefinito.

Villeroy ha citato anche il caso francese: “Se il deficit e il debito fossero le chiavi per la crescita, allora i nostri due paesi (Francia e Italia) sarebbero campioni di crescita in Europa. Purtroppo, non è così”.

Del governatore della Banca di Francia parla anche Il Sole 24 Ore, che riporta la dichiarazione di Villeroy, secondo cui uscire dall’euro costerebbe all’Italia, solo di aumento dell’onere del debito, oltre 70 miliardi di euro all’anno, una cifra-monstre ‘superiore alla spesa pubblica complessiva per l’istruzione’.

Il banchiere ha parlato in Italia, tenendo una lectio magistralis a Villa Blanc dell’Università Luiss, a cui hanno presenziato anche il governatore di Bankitalia Ignazio Visco, il direttore generale Salvatore Rossi e i vice Fabio Panetta e Luigi Federico Signorini.

Sempre ieri, la Bce ha pubblicato il Financial Stability Review, lanciando più di un allarme sulla lista dei rischi che minacciano l’Eurozona. Tra questi, non poteva mancare il rischio Italia, con tanto di minaccia di effetto contagio. Il membro del Consiglio direttivo della Bce, Villeroy, ha poi rimbrottato la politica fiscale espansiva dell’Italia, intimando a Roma di rispettare le regole di bilancio dell’Unione europea.

Nel breve termine – ha detto il banchiere stando a quanto riportato da Reuters –  “un deficit più grande non avrebbe necessariamente un impatto positivo sulla crescita, se accompagnato anche da premi sul rischio più alti sui tassi di interesse”. E “in un arco temporale più lungo, nessun paese può permettere al proprio debito pubblico di salire in modo indefinito. A parte il rischio di una bancarotta, si tratta anche di una questione di giustizia: sarebbe un peso che andrebbe a essere trasferito alle generazioni future”.

Da segnalare che il nome di Francois Villeroy de Galhau è stato fatto anche in riferimento ai possibili candidati a prendere il posto di Mario Draghi alla guida della Bce, quando il mandato del banchiere centrale scadrà nell’autunno del prossimo anno.