Notizie Notizie Italia Carige rispetta i termini Bce: al via piano conservazione del capitale, bond subordinato al 13%

Carige rispetta i termini Bce: al via piano conservazione del capitale, bond subordinato al 13%

30 Novembre 2018 09:50

Entro i termini richiesti dalla Banca Centrale europea (Bce) il consiglio di amministrazione di Banca Carige ha dato il via libera il piano di conservazione di capitale (il cosiddetto capital conservation plan), tracciando così le linee guida di un nuovo piano industriale. Sono state  comunicate al mercato le condizioni del prestito subordinato fino a 400 milioni di euro ed è stata poi autorizzata l’operazione che accelera nell’esercizio 2018 il derisking consistente nel conferimento al veicolo di un portafoglio sofferenze (pari a 0,9 miliardi di euro di gross book value) tramite cartolarizzazione per la quale è stato deciso di chiedere garanzia statale. E infine è stato infine nominato chief risk officer Roberto Torresetti, “forte di un’approfondita esperienza in Carige ed in altre realtà sia italiane che internazionali”. Queste le comunicazioni ufficiali che sono arrivate ieri sera dalla banca ligure al termine di un lungo cda. E l’accoglienza a Piazza Affari è stata positiva nelle primissime battute di giornata Carige mette il turbo, registrando dei guadagni di oltre il 5 per cento.

 

Avrà un rendimento del 13% il bond subordinato

Il bond subordinato che verrà emesso da Carige nell’ambito del ‘Piano di conservazione del capitale’ avrà un rendimento del 13%. “Le obbligazioni avranno cedola a tasso fisso pari al 13% e gli interessi saranno pagati, esclusivamente in denaro. La durata è prevista in 10 anni, con il prezzo di emissione che è previsto alla pari (100% del valore nominale)”, si legge nella nota della banca che spiega i termini e le condizioni per l’emissione del prestito subordinato Tier2 per massimi 400 milioni. Il collocamento avverrà a partire da oggi tramite private placement rivolto allo Schema Volontario di Intervento del Fondo interbancario di tutela dei depositi (Svi), ad azionisti rilevanti della banca ed altri investitori professionali”. La sottoscrizione del prestito subordinato da parte dello Svi fino a 320 milioni “è soggetta all’approvazione dell’assemblea dello Svi convocata per oggi e, in caso di delibera favorevole, è prevista per la stessa giornata di oggi”. Un’emissione che farà da “ponte” all’aumento di capitale fino a 400 milioni previsto entro il mese di aprile 2019.

La banca precisa che le obbligazioni includono anche la previsione – la cui efficacia è subordinata all’approvazione della delega per l’aumento di capitale da parte dell’assemblea straordinaria della
convocata il prossimo 22 dicembre, nonché all’autorizzazione delle Autorità di Vigilanza richieste dalla normativa applicabile – “che il soddisfacimento abbia luogo mediante compensazione (euro per euro) del credito da rimborso delle obbligazioni con il debito da sottoscrizione delle azioni (e quindi con l’effetto del ricevimento da parte degli obbligazionisti di azioni o denaro)”.

Si ricorda inoltre che nell’assemblea di dicembre relativa alla manovra di rafforzamento patrimoniale figura all’ordine del giorno anche il raggruppamento di azioni. “La proposta è di raggruppare le azioni ordinarie e di risparmio in circolazione nel rapporto di una nuova azione ordinaria avente godimento regolare ogni mille azioni ordinarie possedute e una nuova azione di risparmio avente godimento regolare ogni mille azioni di risparmio possedute”.

 

Un piano con una ‘doppia opzione’, tra cui quella dell’aggregazione

Partendo dalle indicazioni giunte dalla Bce lo scorso settembre, che invitava a valutare tutte le opzioni strategiche inclusa l’aggregazione, il board di Carige sotto la guida di Fabio Innocenzi e Pietro Modiano ha disposto che il nuovo piano industriale, la cui approvazione è prevista nel primo trimestre 2019, venga elaborato con una doppia visione. La banca, che ha nominato i nuovi vertici a fine settembre e che vede la famiglia Malacalza come primo azionista, “avrà come obiettivi principali la sua trasformazione in ottica ‘lean’, il recupero di quota di mercato nei segmenti core, la riduzione dei non performing loans, l’utilizzo più efficiente del capitale e l’ottimizzazione della struttura di funding”. La declinazione di questi obiettivi “verrà affiancata da un’analisi dei principali effetti che una possibile aggregazione-alleanza con un altro operatore di mercato potrebbe generare“. Tra questi, “i più rilevanti sono: la liberazione di capitale derivante dall’adozione di un modello interno per il calcolo dei Risk weighted assets, la possibile liberazione delle attività fiscali di cui il nuovo soggetto risultante dall’aggregazione potrebbe beneficiare, le principali sinergie industriali e la riduzione del costo della raccolta”.