Manovra, accordo ‘finale’ dopo vertice Palazzo Chigi. Ma BRI: occhio a CDS
Dopo una riunione fiume a Palazzo Chigi durata quattro ore, l’accordo sulla manovra, all’interno dei vari filoni del governo M5S-Lega, è stato trovato: individuate, secondo fonti di Palazzo Chigi, le coperture che permetteranno all’esecutivo di far scendere il target sul deficit-Pil dal 2,4% presentato inizialmente a Bruxelles, al 2,04%.
Meno risorse per il reddito di cittadinanza che tuttavia, assicurano le fonti, rimane invariato nella sostanza: la minore somma prevista per il 2019, pari a 6,1 miliardi a cui si aggiunge un miliardo per la riforma dei centri per l’impiego, è dovuta al fatto che il reddito partirà più tardi, alla fine di marzo, incidendo sui costi previsti per l’anno prossimo in misura minore, rispetto ai 9 miliardi previsti per 12 mesi.
I fondi minori per il finanziamento della misura cavallo di battaglia del M5S di Di Maio si spiegano anche con il fatto che si è partiti dal presupposto che, a farne richiesta, non saranno più tutti gli aventi diritto, ma il 90%.
In più, per garantire la riduzione del deficit-Pil, il governo avrebbe trovato le coperture con l’ecotassa sulle auto, “ma solo quelle extra lusso”, i tagli alle “pensioni d’oro” e la riduzione delle tariffe Inail.
Sono state smentite, tra le altre cose, le indiscrezioni su possibili dimissioni del presidente del Consiglio Giuseppe Conte che comunque, secondo quanto rende noto il Corriere della Sera, avrebbe dato un aut aut ai due vicepremier Matteo Salvini e Di Maio.
“Ai due vicepremier, che da settimane sono impegnati in una disputa su chi deve rinunciare maggiormente alle coperture per i provvedimenti della manovra di bilancio, il capo del governo ha detto chiaramente che senza un accordo, fra loro e di conseguenza con la Commissione europea, la sua fiducia veniva meno”.
Occhio intanto al report diramato domenica dalla BIS, BRI in italiano, ovvero dalla Banca dei Regolamenti Internazionali.
Oltre a presentare un outlook tutt’altro che confortante sui mercati finanziari, complice il processo di normalizzazione avviato dalle banche centrali, quella che è conosciuta come banca delle banche centrali ha affrontato anche la questione Italia, motivando l’allargamento dello spread con le tensioni tra Roma e Bruxelles:
“Il peggioramento delle prospettive, già fragili, delle condizioni di bilancio dell’Italia, in seguito al braccio di ferro tra la Commissione europea e il governo nazionale” spiegano secondo gli economisti della BRI il rialzo dello spread BTP-Bund delle scorse settimane, poi parzialmente rientrato per il cambio di rotta del governo.
Tuttavia, sottolinea ancora la BRI, “ci sono segnali che gli investitori stanno percependo un aumento di una eventuale ridenominazione del debito sovrano italiano” (uscita dall’euro) con un effetto sui Cds. L’aumento, precisa la banca delle banche centrali, rimane in ogni caso inferiore al picco di maggio quando uscirono le indiscrezioni sul ‘piano’ della maggioranza M5S-Lega per la cancellazione del debito Bce.
Inoltre, se è vero che il contagio Italia agli altri bond della periferia dell’Eurozona c’è stato, è altrettanto vero che ciò è avvenuto in misura molto più ridotta.
La BRI conferma che le tensioni italiane hanno avuto un impatto sui titoli bancari italiani ed europei che hanno accusato anche, sebbene in misura minore, le incognite legate alla Brexit.
Così intanto, al termine della riunione in cui il governo ha trovato l’accordo sulla manovra, il vicepremier Luigi Di Maio si è espresso:
“In questo momento è fondamentale la trattativa che Conte e Tria stanno portando avanti con l’Unione Europea che ci consentirà anche di evitare la procedura di infrazione. Insomma, sono le ore più importanti che stiamo vivendo dal 4 marzo a questa parte. E’ il momento quindi di essere compatti, di non cedere alle strumentalizzazioni e alle provocazioni di chi vorrebbe veder naufragare tutto quello per cui abbiamo lottato e che siamo a un passo dall’ottenere”.
Più provocatorie le dichiarazioni di Matteo Salvini:
“Nelle prossime ore ci sarà la cartina di tornasole. Scopriremo se a Bruxelles hanno voglia di costruire e portano rispetto o se invece prevale il pregiudizio, verso un governo dell’imprevisto. Noi siamo per loro un governo dell’imprevisto. In questo periodo storico c’è bisogno di imprevisti da gestire con l’intelligenza perché il calcolo delle probabilità ci ha portato nel burrone”.
“Siamo alla settimana decisiva -sottolinea il vicepremier da Milano – Sono convinto che con Giuseppe e con Luigi porteremo a casa un risultato che sarà di esempio anche a tutti gli altri governi e popoli europei. Volere è potere. Non chinare il capo, non calare le braghe, non andare in giro con un cappello in mano. Questo ho promesso di fare e vogliamo cominciare a fare”.
L’accordo, in ogni caso, c’è: a questo punto bisogna capire se Bruxelles libererà finalmente l’Italia dalla spada di Damocle della procedura di infrazione.