Lunedì da incubo per Shanghai, alert crescita Cina spaventa i mercati globali. Petrolio e titoli oil giù in picchiata
Incipit dell’ultima settimana di aprile con forti venti contrari sui mercati, già reduci da una settimana difficile culminata nella peggior seduta dall’ottobre 2020 per il Dow Jones. All’alert per il profilarsi di rapidi aumenti dei tassi, oggi si aggiunge l’acuirsi delle preoccupazioni per un rallentamento economico in Cina e quindi globale. La Cina sta lottando per contenere la sua peggiore ondata Covid che continua nonostante i duri lockdown a Shanghai . Durante il fine settimana, la capitale Pechino ha avvertito che il virus si sta diffondendo inosservato da circa una settimana. A Shanghai si è arrivati anche alla costruzione di recinzioni intorno ai condomini dove ci sono cluster Covid. Mentre nel distretto Chaoyang a Pechino sono previsti tre giorni di test a tappeto per tamponare l’avanzata di Omicron anche nella capitale.
In Asia l’ indice Hang Seng di Hong Kong è sceso oggi del 3,91%, lo Shanghai Composite è sceso del 5,09%. mentre l’indice Hang Seng Tech è sceso del 5,16%. Le azioni quotate a Hong Kong di Alibaba sono scese del 5,42%. Il giapponese Nikkei 225 è sceso dell′1,9%.
“E’ logico che il mercato debba essere preoccupato per la situazione del Covid, perché questo ha chiaramente un impatto sull’attività economica. Ha un impatto sul potenziale di guadagno per molte parti del mercato”, afferma Timothy Moe di Goldman Sachs.
Alert crescita mette KO anche il petrolio
Un contesto difficile che sta facendo crollare anche il petrolio sui timori di un forte rallentamento della domanda. Il petrolio Wti scende di slancio sotto i 100 dollari con un calo del 4% circa, così come il Brent che viaggia in area 102$. Pagano dazio così i titolli del settore oil con Tenarsi a oltre -4,7% stamattina a Piazza Affari, quasi -4% ENI e -3,5% Saipem. In generale il Ftse Mib arretra dell’1,6% scivolando sotto i 24 mila punti.
Sullo sfondo i timori di una Fed molto aggressiva sul fronte tassi che già nelle ultime due sedute avevano depresso i mercati. “Le preoccupazioni per i tassi di interesse e una possibile recessione sono tornate sul tavolo, spingendo gli investitori a scaricare sia le azioni che le obbligazioni. Con l’inflazione che sta già colpendo la spesa dei consumatori, il timore è che un ritmo più rapido dell’inasprimento della Fed possa esercitare ulteriore pressione sull’economia statunitense”, spiegano stamattina gli esperti di IG.
Wall Street venerdì ha segnato forti cali con -2,77% per lo S&P 500 (peggior calo da marzo) e il Dow Jones che ha subito la peggiore perdita giornaliera dall’ottobre 2020. Il Dow Jones Industrial Average è sceso di 981,36 punti, ovvero del 2,8%, a 33.811,40. Il Dow ha segnato un calo settimanale dell’1,9%, il suo quarto calo settimanale consecutivo e la nona settimana in perdita delle ultime 11. L’S&P 500 ha registrato una perdita settimanale del 2,8%, segnando il suo terzo calo settimanale consecutivo. Il Nasdaq ha segnato -3,8% nell’ultima settimana complice anche il fattore Netflix.
Giovedì a deprimere il sentiment degli investitori è stato un discorso del presidente della Federal Reserve, Jerome Powell, che ha affermato durante un panel del Fondo monetario internazionale che domare l’inflazione è “assolutamente essenziale” e un aumento dei tassi di 50 punti base è probabile a maggio.
“Sembra che gli investitori si stiano allontanando dalla narrativa TINA (‘non ci sono alternative’) negli ultimi tempi quando si tratta di azioni”, rimarca Brian Price, head of investment management di Commonwealth Financial Network. Per la seconda settimana consecutiva ci sono stati deflussi significativi dai fondi comuni di investimento azionario.
In Europa passa in secondo piano la vittoria elettorale del presidente francese Emmanuel Macron che inizialmente oggi aveva dato fiato all’euro. Emmanuel Macron è stato eletto nuovamente Presidente della Repubblica in Francia. Sconfitta Marine Le Pen. Secondo i dati definitivi dello spoglio comunicati dal ministero dell’Interno francese, Macron ha ottenuto 18,7 milioni di voti, il 58,55% di quelli espressi. I voti raccolti dalla sfidante Marine Le Pen sono stati invece 13,3 milioni, pari al 41,45% dei voti. Astenuti il 28,01% dei francesi.