L’inflazione UE frena e tarpa le ali ai falchi Bce, allarme Bruxelles su aumento rischi su outlook
L’Eurostat certifica un inatteso rallentamento ad aprile dell’inflazione, in particolare la componente core che scivola ai minimi a oltre un anno. Lo scorso mese l’inflazione dell’area euro si è attestata all’1,2% annuo dall’1,3% precedente. Il consensus era per un dato stabile a +1,3%. Il tasso core, che esclude elementi altamente volatili come cibo, energia, alcol e tabacco, è sceso allo 0,7%,sui minimi a 13 mesi.
Una battuta d’arresto che arriva a una settimana di distanza dall’ultimo meeting della Banca centrale europea (Bce) con i funzionari dell’Eurotower che hanno discusso su come e quando ridurre gli stimoli monetari, a partire dal piano di quantitative easing, attualmente pari a 30 mld di euro al mese (fino a settembre 2018).
Mario Draghi aveva già avvisato come l’inflazione di fondo non mostra prove concrete di miglioramento o segnali che questa tendenza al rialzo stia per arrivare. Allo stesso tempo Draghi si è detto comunque fiducioso che la crescita dei prezzi si sposterà verso l’obiettivo prossimo al 2 percento nel medio periodo.
Oggi intanto la Commissione UE nelle sue previsioni di primavera vede l’inflazione aumentare leggermente nei prossimi trimestri, in parte a causa del recente aumento dei prezzi del petrolio. Inoltre le pressioni sui prezzi sottostanti appaiono in “costruzione” con una più rapida crescita dei salari in molti Stati membri. Complessivamente, l’inflazione nell’area dell’euro è attesa invariata nel 2018 con un ritmo di crescita dell’1,5%, per poi salire all’1,6% nel 2019.
Aumentano i rischi
La Commissione Ue sul fronte economico vede rischi aumentati e ora orientati verso il basso. “In Europa, i recenti indicatori hanno ridotto la probabilità che la crescita in Europa possa risultare più forte del previsto nel breve periodo – rimarca il comunicato della Commissione – . Esternamente, la volatilità dei mercati finanziari verificatasi negli ultimi mesi diventerà probabilmente una caratteristica più permanente in futuro, il che aumenterà l’incertezza”. La riforma fiscale negli Stati Uniti dovrebbe aumentare la crescita a breve termine, ma aumenta il rischio di surriscaldamento e la possibilità che i tassi di interesse statunitensi aumentino più rapidamente di quanto ipotizzato attualmente. Lo afferma oggi la Commissione Ue nelle sue previsioni economiche di primavera. “Inoltre – argomenta ancora la Commissione UE – un’escalation del protezionismo commerciale presenta un rischio inequivocabilmente negativo per le prospettive economiche globali. Questi rischi sono correlati. A causa della sua apertura, l’area dell’euro sarebbe particolarmente vulnerabile alla loro materializzazione”.