L’inflazione costringe ad alzare l’asticella di rendimento, Fugnoli (Kairos) indica due mosse per potenziare il portafoglio d’investimento
Il 2021 dei mercati non ha riservato emozioni particolarmente forti. Ci sono state imponenti rotazioni all’interno dell’azionario, ma il rialzo degli indici è stato piuttosto regolare. Non ci sono stati momenti di grande paura e le sorprese negative, prima fra tutte l’inflazione, sono state assorbite bene. Le politiche monetarie e fiscali aggressivamente espansive e i vaccini hanno dato al mercato la sensazione di avere sotto di sé una robusta rete di protezione.
Investire nel 2021, alla fine, afferma Alessandro Fugnoli, strategist di Kairos, è stato un po’ meno complicato di quello che si poteva immaginare, quantomeno per i portafogli standard, ovvero quelli mediamente diversificati che investono al 60% in azioni e al 40% in bond (come in America) o quelli al 40% in azioni e al 60% in bond (come si usa in Europa).
Alcuni osservatori, nelle ultime settimane, hanno prospettato la possibilità di una correzione dei mercati nella prima metà del 2022. Ma secondo Fugnoli, i rischi sembrano piuttosto spostati sulla seconda parte dell’anno, se non addirittura sul 2023. Per questa ragione continua l’esperto, bisogna sfruttare bene questi primi mesi.
Come rimodulare il portafoglio se l’inflazione sarà al 4% medio
Se l’inflazione media, quest’anno sarà intorno al 4%, i portafogli, per non perdere potere d’acquisto, si troveranno a dovere superare un’asticella ancora piuttosto alta. Poiché quasi tutte le giurisdizioni considerano capital gain anche il semplice recupero dell’inflazione, l’asticella da superare sarà in realtà tra il 5 e il 6 per cento, perché sul 4 andranno pagate le tasse.
Per raggiungere il 5% in un portafoglio investito per metà in azioni, occorrerà che queste rendano il 10% (i bond, per prudenza, li calcoliamo a rendimento zero). Non è certo un obiettivo impossibile in caso di buona crescita dell’economia, ma è comunque impegnativo. Per renderlo più raggiungibile (e magari superarlo), Fugnoli indica la necessità di considerare seriamente l’ipotesi di aumentare la quota azionaria in caso di ribasso dei corsi. Più avanti nell’anno, probabilmente, si tratterà di fare il contrario e scendere di peso sotto il livello neutrale nei momenti di mercato forte.
Un’interessante diversificazione rispetto all’azionario è rappresentata dalle materie prime. L’anno scorso, per molti mesi, salirono tutte. Poi i percorsi hanno iniziato a differenziarsi. Per il 2022 gli squilibri tra domanda e offerta dovrebbero continuare a favorire le materie prime legate alla transizione energetica (rame, alluminio, nickel, litio, cobalto) nonché petrolio e uranio.