L’era della rivoluzione dell’infrastruttura digitale dove ci porterà? Parola all’esperto Mark Abssy (HANetf)
Le applicazioni digitali ridefiniranno il modo in cui le persone attualmente lavorano, vivono e si svagano.
È proprio su questo che si fonda il Digital Infrastructure and Connectivity UCITS ETF (Ticker: DIGI) targato HANetf che offre esposizione alle aziende in prima linea nella rivoluzione dell’infrastruttura digitale. L’ETF “DIGI” traccia infatti un indice composto da oltre 80 titoli azionari globali quotati in borsa che supportano le seguenti sei funzioni chiave: data center; reti di dati; connettività digitale; trasmissione digitale; elaborazione digitale; e soluzioni digitali e IP.
Attualmente stiamo assistendo allo sviluppo del 5G che, oltre ad accelerare drasticamente le tendenze della digitalizzazione e della comunicazione virtuale, sta spingendo l’espansione dell’infrastrutture e delle connettività digitali per supportare queste attività, oltre all’immensa quantità di dati che fluiscono con esse.
Tutto questo ce lo ha spiegato Mark Abssy, Head of Indexing di Tematica Research, partner di HANetf nella quotazione dell’ETF “DIGI”, in un’intervista concessa a FinanzaOnline.
L’ETF “DIGI” è stato lanciato nell’ottobre 2020, molto prima che questo tema diventasse un megatrend. Quali sono le peculiarità di questo prodotto?
“Direi che la particolarità di questa strategia, a differenza di alcuni prodotti tematici, è avere un approccio di lungo termine, che vanta ormai una storia. L’infrastruttura digitale si è evoluta negli ultimi decenni e continuerà ad evolversi per i decenni a venire. Un’altra caratteristica di questa strategia è che le società considerate nell’indice hanno realizzato almeno l’80% dei loro utili nel segmento di riferimento (infrastruttura digitale)”.
Inoltre, spiega Abssy, “il processo di ottimizzazione della liquidità che finalizza le ponderazioni dei componenti dell’indice è stato strutturato in modo tale che, anche se il fondo dovesse incassare 25 milioni di dollari in un solo giorno, nessun singolo titolo subirebbe pressioni/tensioni eccessive sul prezzo delle azioni. Infine, nella realizzazione di questo indice ci siamo concentrati sulle società che beneficeranno della costruzione dell’infrastruttura digitale, che continuerà a crescere di pari passo con l’aumento del consumo e dello scambio di dati. Un esempio? Secondo i dati raccolti da Ericsson, l’utilizzo medio mensile globale per smartphone si aggira intorno ad uno stimato 19 GB nel 2023, ma si prevede che raggiungerà i 46 GB entro la fine del 2028″.
L’era del 5G è arrivata. Quale sarà l’impatto sulla digitalizzazione e sulla comunicazione virtuale?
“Ogni iterazione dell’infrastruttura cellulare ha migliorato la nostra esperienza rendendola sempre più coinvolgente e immersiva. Il 5G promette di migliorare ancora di più questa esperienza. Mentre c’è stata una grande spinta verso le realtà completamente virtuali, sembra che per il prossimo futuro la realtà aumentata sia qualcosa di più accessibile e, francamente, anche più utile”.
La rivoluzione tecnologica è in continuo sviluppo. Quali saranno le tecnologie di maggiore impatto del futuro?
“Quella che a me sembra più promettente al momento è l’utilizzo dell’intelligenza artificiale. Siamo arrivati al punto in cui i computer, con il codice giusto, possono fare cose davvero impressionanti. Resto però convinto che nei prossimi anni ci renderemo conto che i computer non potranno andare a sostituire la forza lavoro umana ma cambierà il modo in cui utilizziamo i computer, per non parlare poi di ciò che saremo disposti ad accettare come risultato del lavoro svolto dalla combinazione di intelligenza artificiale e uomo”.
Come ricorda Abssy, “all’inizio degli anni ’90 un gruppo di studenti del MIT (Massachusetts Institute of Technology) chiese di poter utilizzare i dati di un disco rigido portatile per affrontare gli esami, sostenendo che c’era poca differenza tra i dati sul disco rigido e quelli nella loro testa. A 30 anni di distanza, questa affermazione non sembra così assurda come era suonata allora. Così come la meccanizzazione e l’integrazione di robot industriali hanno cambiato radicalmente l’industria manifatturiera nell’ultimo mezzo secolo, app e bot specifici (applicazione software che eseguono attività automatizzate tramite Internet) saranno il nuovo agente di cambiamento nel mondo dei colletti bianchi nel prossimo futuro”.
A questi temi, puntualizza Abssy, “possiamo ovviamente aggiungere, dal punto di vista dell’infrastruttura digitale, la continua adozione dello streaming – video, audio, giochi – e la crescita dello stile di vita digitale complessivo, la guida semi-autonoma e autonoma e l’Internet of Things”.
L’ETF DIGI offre un’esposizione a un paniere di oltre 80 società tecnologiche. Quali sono i vantaggi di investire in questo particolare ETF, piuttosto che in un classico prodotto tematico basato su un paniere di titoli “high tech”?
“Il principale elemento di differenziazione, soprattutto nello spazio tematico, è che gli ETF tematici incentrati sul tech cercano di puntare su qualche tecnologia basata su internet. Alcuni sono più radicati, come il cloud computing o la cybersecurity, ma sempre più spesso i fondi cercano di dare esposizione a un’area particolare, come i social media, la realtà virtuale, gli Esports e altro ancora. Riconosciamo che lo spazio tecnologico è in continua evoluzione, infatti questo è il principale catalizzatore della strategia, il circolo virtuoso dello sviluppo continuo che estende la capacità del sistema fino al punto in cui deve essere aggiornato o non sarà più in grado di performare. Una volta effettuati gli aggiornamenti e i potenziamenti necessari, gli sviluppatori hanno spazio per continuare a crescere, sviluppare e migliorare e il ciclo ricomincia”.
Mentre le tecnologie vanno e vengono, conclude Abssy, “l’infrastruttura che permette la loro messa in pratica e le facilità, rimane una sorta di costante. Le società di questo indice sono quelle che ci hanno portato dal 3G al 4G, dal 4G al 5G e che ci porteranno verso il 6G nel prossimo futuro. I titoli high tech invece, possono spaziare dalle società di software ad altre che non hanno alcuna esposizione all’infrastruttura digitale poiché si occupano di prodotto”.