Notizie Notizie Italia L’emergenza di oggi eredità di errori del passato, Mazziero Research vede recessione inevitabile se agenda governo non cambia

L’emergenza di oggi eredità di errori del passato, Mazziero Research vede recessione inevitabile se agenda governo non cambia

19 Febbraio 2020 17:29

“È la noiosa storia di un Paese che arranca, ogni accenno di vitalità perde in poco tempo lo slancio soffocato da condizioni stagnanti che alla fine portano al declino e alla morte di interi settori produttivi”. Così parte l’introduzione del 37° Osservatorio trimestrale sui dati economici italiani elaborato dalla Mazziero Research, secondo cui è impietoso il riferimento ai numerosi tavoli di crisi: Alitalia, Ilva, Whirlpool e ultima in ordine di tempo Air Italy, che piuttosto di imboccare un inutile negoziato il Governo ha scelto la strada della liquidazione in bonis.

La Commissione Europea ancora una volta ha classificato l’Italia come fanalino di coda nella crescita, insieme alla Mazziero Research molte agenzie tra cui l’Ufficio parlamentare di Bilancio hanno ridotto le stime di crescita, mentre il Governo continua a mantenere un “irrealistico” +0,6% nell’anno corrente. È -0,1% la stima preliminare della Mazziero Research per il PIL di quest’anno, un risultato preoccupante che potrebbe migliorare nel corso dei mesi, ma che si porta la pesante eredità dei dati del 2019, in particolare di quel -0,3% nel 4° trimestre 2019 che probabilmente verrà corretto al rialzo nella lettura definitiva dell’Istat. Oggi lo stesso ministro Gualtieri ha aperto a una revisione al ribasso della stima del Pil 2020. 

Dal punto di vista economico e occupazionale, spiega la Mazziero Research siamo di fronte a una situazione di estrema emergenza, le mancate riforme nei tempi favorevoli ora costituiscono una grossa ipoteca per i prossimi periodi condizionati da guerre commerciali, appena sopite, e Coronavirus. Di questa situazione, che potremmo già considerare di piena emergenza, il Governo “sottovaluta la gravità, non esprime, non indirizza, non fa partecipe i cittadini delle correzioni che andrebbero poste in atto con la massima urgenza. Le litigiosità e le questioni pur rilevanti, ma con minor priorità, hanno conquistato il primo posto nell’agenda di Governo e non si riesce a comprendere se queste siano un limite o, peggio, un alibi per non affrontare le questioni vitali di un Paese che pezzo dopo pezzo sta morendo”. Sembrano non esserci più parole per dare una scossa all’esecutivo e non ci resta che esortare a “Tornare a bordo!” Sperando di essere ascoltati.

Debito in forte calo, ma è solo temporaneo

Il mese di dicembre chiude come preventivato con il consueto forte calo del debito, ma che in questa occasione è andato ben oltre le stime della Mazziero Researche le più rosee aspettative. Scende infatti di 35 miliardi rispetto a novembre, l’anno scorso era diminuito di 29 miliardi, e si porta a 2.409 miliardi, cifra che verrà riportata sulle statistiche e che verrà utilizzata per il computo dei rapporti debito/PIL e deficit/PIL. È ovviamente un espediente contabile, pienamente legittimo, ma che vedrà inevitabilmente risalire in modo repentino il valore del debito a gennaio; nel gennaio 2019, risalì infatti di 40 miliardi. Una soddisfazione effimera, dato che già a partire dal mese di gennaio tornerà ad aumentare, avvicinandosi secondo le nostre stime ai 2.450 miliardi. Secondo la Mazziero Research, il debito di fine anno quindi tornerà a correre a inizio 2020.

Che ne sarà del Pil nel 2020?

Se dovessimo soffermarci sul dato del PIL annuale, si potrebbe dire che il 2019 non è andato affatto male: si è chiuso con un progresso del +0,2% meglio di quel +0,1% previsto nella Nota di aggiornamento al DEF da parte del Governo. La Mazziero Research fa notare che se però si analizza in modo meno superficiale e si presta attenzione all’andamento dei vari trimestri si può vedere una preoccupante discesa al -0,3% nel 4° trimestre, controbilanciata da una seppur scarsa positività dei primi tre trimestri dell’anno. La Mazziero Research precisa che ci troviamo ancora di fronte a stime Istat preliminari e che non si può escludere un leggero miglioramento del 4° trimestre nel dato definitivo; ma al tempo stesso occorre considerare che la criticità della situazione non cambierebbe minimamente. Infatti, la crescita del nostro Paese presenta valori asfittici da ben due anni senza che vi sia un reale cambiamento di marcia. Ora il dato negativo del 4° trimestre pone in seria considerazione la possibilità di trovarci in recessione tecnica qualora vi sia il segno meno anche nel 1° trimestre dell’anno in corso.

I dati del 2019 creano un pesante effetto trascinamento nel 2020. Una crescita trimestrale nulla fornirebbe un PIL annuale di -0,2%, la cosiddetta crescita acquisita. Le prime stime Mazziero Research indicherebbero un rimbalzo dal pessimo dato del 4° trimestre 2019, andando a segnare un minimo progresso dello 0,1% nel 1° trimestre 2020, l’anno proseguirebbe con dati deboli in parziale miglioramento dal secondo semestre. Il risultato finale non andrebbe molto oltre al -0,1%, fortemente ipotecato proprio dal 2019. Questo elemento fornisce la misura di come la previsione di +0,6% del Governo nella Legge di Bilancio sia lontana dal vedersi realizzata e di come in sede comunitaria la Commissione Europea potrà richiamare a una maggiore concretezza.

Italia ancora fragile

L’autunno si presenterà estremamente caldo quando il Governo dovrà nuovamente cimentarsi a neutralizzare l’aumento IVA nel 2021 per 20 miliardi di clausole di salvaguardia. La cassa integrazione funge da canarino nella miniera nel segnalare situazioni fortemente critiche nel mondo del lavoro, che contrastano con una disoccupazione abbastanza stabile appena sotto il 10%. L’insieme delle condizioni economiche, inserite in uno scenario internazionale incerto, rende il nostro Paese ancora più fragile, con la necessità già ora di porre mano a misure correttive per ristabilire una traiettoria tracciata soltanto due mesi fa con la Legge di Stabilità. Presto dovranno ricominciare i colloqui con la Commissione Europea e la precarietà dei conti pubblici diventerà a tutti evidente.