Lavoro: Ocse, a fine 2017 occupazione ai livelli pre-crisi (Italia esclusa)
Entro la fine del prossimo anno, il tasso di occupazione si riporterà ai livelli del 2007. È quanto emerge dal report annuale sull’andamento dell’occupazione elaborato dall’Ocse. Nei 34 Paesi di cui si compone l’Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico, a fine 2015 la percentuale di persone tra i 15 e i 74 anni che avevano un lavoro si attestava al 60,2%, contro il 60,8% del 2007.
La ripresa del mercato del lavoro, rileva l’Ocse, è stata “dolorosamente lenta” alla luce di tassi crescita dell’economia all’insegna della debolezza. Per colmare il “gap” di 5,6 milioni di posti di lavoro, bisognerà attendere la fine del 2017, 10 anni esatti dopo lo scoppio della crisi.
Se quindi tra 18 mesi il “gap” dovrebbe essere chiuso, discorso differente va fatto per le retribuzioni. “Non sappiamo se i lavoratori riusciranno a recuperare i potenziali incrementi salariali persi dal 2007, in special modo se la crescita della produttività dovesse continuare ad essere debole”, ha detto Stefano Scarpetta, Direttore della divisione Lavoro dell’Ocse.
Tra 12 mesi Italia ancora sotto i livelli pre-crisi
Nonostante i miglioramenti, sono ancora numerose le sfide che attendono il nostro Paese dove “il tasso di occupazione ha iniziato a crescere a partire dal primo trimestre del 2015, ma resta il terzo più basso nei Paesi Ocse dopo Grecia e Turchia”. Per l’Organizzazione con sede a Parigi, il dato italiano “entro la fine del 2017 si confermerà sotto i livelli pre-crisi”.
Particolarmente grave la situazione dei NEET, di coloro i quali non lavorano, non studiano e non si stanno preparando per un impiego (Not in Education, Employment or Training). “Nonostante il complessivo miglioramento delle performance del mercato del lavoro, gruppi ‘vulnerabili’ come quelli caratterizzati da scarse qualifiche o i NEET rischiano di restare indietro. Nel 2015, il 15% dei 15-29 anni nell’area Ocse rientrava in questa categoria, di poco sopra il livello precedente la crisi globale del 2007”. Nel nostro Paese, oltre un giovane su quattro rientra in questa tipologia: “l’incremento del 44% (dall’inizio della crisi, ndr) è stato guidato dalla crescita della disoccupazione anche se oltre la metà dei NEET italiani sono ancora inattivi”.